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Come ti vendo un film. Mentre Parthenope di Paolo Sorrentino arriva dal 6 febbraio su Netflix, nelle sale americane l’opera debutterà il giorno seguente, grazie alla nota A24. La stessa di Babygirl, Everything Everywhere All At Once e degli horror del giovane autore Ari Aster. La casa di produzione e distribuzione ha uno stile talmente definito che, oramai, i film che realizza o acquista sono riconoscibili a chilometri di distanza e, sebbene Sorrentino sia una firma che non ha bisogno di altro per essere distinguibile, avere la A24 al proprio fianco è un aiuto non da poco per essere preso in considerazione durante il rilascio nelle sale, soprattutto nei circuiti statunitensi. Un popolo che ha una propria tradizione quando si tratta di cinematografia e scelte di visione, non è un caso che il coreano Bong Joon-ho dopo la vincita dell’Oscar per Parasite come miglior film ha invitato il pubblico degli Academy (e gli spettatori a casa) a non avere paura di aprirsi a narrazioni diverse, ancor più quando si tratta di dover superare la barriera dei sottotitoli, non particolarmente graditi in America.
Qui in patria Parthenope è stato un successo notevole, superato solo dal film-fenomeno Il ragazzo dai pantaloni rosa, ma con un lodevole incasso da 7.535.746 euro (dati aggiornati a gennaio da Cinetel 2025), merito anche di una promozione capillare che ha visto Paolo Sorrentino ovunque, anche a fare la parodia di se stesso e della suddetta campagna pubblicitaria, come si vede nel video realizzato in collaborazione con i The Jackal. Per il lancio internazionale A24 ha perciò deciso di puntare prima di tutto sull’estetica del film del regista e sceneggiatore italiano, la cui opera è stata presentata in anteprima al festival di Cannes e che per attirare gli spettatori statunitensi – diversi da quelli italiani e a propria volta francesi, che amano il cinema di Sorrentino – ha dovuto sottoporsi ad una sorta di rebranding. Nulla nella sostanza, quanto nella forma. Basti vedere il trailer rimontato e rimaneggiato dalla A24, che dalla poesia di Napoli, della sua tradizione e della protagonista che la racchiude, si è concentrata più sull’animo (fintamente) pop della pellicola, focalizzandosi principalmente sull’intrigo tra la protagonista e i due personaggi maschili, non menzionando nemmeno una volta il suo desiderio universitario di fare l’antropologa (a onor del vero, è un particolare assente anche nel trailer italiano).
Addio Cocciante, benvenuto animo pop
Non è un caso che per la propria versione, la A24 provi a vendere Parthenope come una sorta di versione italica di Challengers, utilizzando un’inquadratura non uguale, ma che richiama l’iconica sequenza di Zendaya che manovra gli amici/nemici Josh O’Connor e Mike Faist nella camera d’albergo, ripredendo l’idea di quel triangolo amoroso messo in atto da Luca Guadagnino. E, proprio come il film sull’amore e il tennis, che pop lo era fin nelle ossa, è più o meno nella stessa maniera che si cerca di sponsorizzare l’opera di Sorrentino, dicendo addio a Riccardo Cocciante e sostituendo la sua Era già tutto previsto con una musica più ritmata e accattivante. Che il brano del cantautore tornerà poi prepotentemente nel film è ovvio, ma nella variante italiana avere la sua voce e quel testo fin dal trailer ha dato immediatamente l’idea di cosa si doveva attendere dalla pellicola, qual è il suo significato e per quale motivo la canzone svolgerà un ruolo importante all’interno dell’opera. È pur vero che il pubblico americano potrà scoprirlo a sorpresa, ma il fatto che forse Cocciante non sia esattamente la concezione di giovinezza e sensualità necessarie per convincere il pubblico rende alquanto chiara la sua scomparsa dal trailer internazionale.
Celeste Dalla Porta, Daniele Rienzo e Dario Aita. Photo by Gianni FioritoGianni Fiorito
Latitanti anche altri personaggi, esclusi la protagonista Celeste Dalla Porta, Daniele Rienzo e Dario Aita. Vengono infatti salutati e messi da parte Silvio Orlando, Luisa Ranieri e Stefania Sandrelli che invece animano il trailer italiano. Presenze che forse poco risuonano all’estero, sebbene tutti e tre almeno una volta si sono trovati alle prese con progetti internazionali, con Orlando e Ranieri già nel cast dei precedenti lavori di Paolo Sorrentino, da Young Pope a È stata la mano di Dio. Per non parlare di Sandrelli e la sua presenza in opere universali come Il conformista e Novecento. Al loro posto è stato inserito l’intero minutaggio di Gary Oldman all’interno del film – e se non tutto, quasi. Un personaggio marginale ai fini di Parthenope, uno degli spiriti che la giovane donna incrocerà sul proprio cammino, per poi lasciarlo alle spalle.
La nuova Grande bellezza?
Ma cosa ha voluto suscitare dunque la A24 col suo trailer? È abbastanza facile supporlo, visto che The Wrap, famoso sito di entertainment americano, avverte di trovarsi di fronte a un’altra La Grande Bellezza, seppur in una veste diversa e non grottesca (quote però, paradossalmente, nel trailer italiano). Ora, che sia sufficiente anche un solo sguardo per capire che tra le due pellicole c’è un mondo di differenza, come riporta anche l’articolo, è un altro paio di maniche. Ma è ovvio che richiamare un tale e contraddistintivo successo sia una strategia sensata con cui vendere il film negli Stati Uniti, soprattutto con l’Oscar al miglior film internazionale vinto dalla pellicola di Sorrentino nel 2014.
Se il trailer italiano parte abbracciando la città campana, chiamandola, accarezzandola e cercando di impostare da subito una storia di ricordi, memoria e perdita, oltre i soliti usi e costumi partenopei riconducibili alla poetica sorrentiniana, quello statunitense parte con Dalla Porta che esce bellissima dall’acqua per puntare sulla protagonista, rimaneggiando e cercando la confezione migliore con cui comunicare con il pubblico di riferimento, secondo i propri scopi e le proprie intenzioni. Riuscendo, tra l’altro, a fare anche un discreto lavoro. Ora non resta che attendere i risultati del botteghino oltreoceano. Curiosi di sentire se il pubblico resterà incuriosito da quanta differenza c’è tra film e trailer, a prescindere dall’essere soddisfatti o meno dalla pellicola.
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