Nei giorni scorsi, i militari della guardia di finanza del comando provinciale Vicenza, hanno scoperto in un capannone industriale a Brendola un impianto di distribuzione abusivo a uso privato privo di autorizzazioni e sequestrato due cisterne mobili contenenti quasi 5.000 litri di gasolio. Il proprietario del capannone è stato denunciato all’autorità giudiziaria berica per violazioni della normativa in materia di accise e di quella in materia di prevenzione incendi. La scoperta fatta dai finanzieri della compagnia di Arzignano scaturisce da un’attività ispettiva, con contestuale controllo in materia di sommerso da lavoro, avviata nei confronti di una ditta individuale esercente l’attività di trasporto merci su strada avente sede legale ad Altavilla Vicentina e operativa a Brendola.
In particolare, durante la fase di appostamento, i finanziari hanno notato due autoveicoli entrare all’interno del capannone ed effettuare il rifornimento. I militari, una volta identificati gli avventori notando le due cisterne, hanno richiesto al titolare della ditta la licenza fiscale rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, trattandosi di due serbatoi di capacità globale superiore ai 5 metri cubi, nonché il certificato di prevenzione incendi rilasciato dal competente comando provinciale dei vigili del fuoco, Il titolare era sprovvisto di tutta la documentazione. La perquisizione locale ha permesso inoltre di rinvenire documentazione dattiloscritta verosimilmente inerente all’erogazione di carburante nei confronti di soggetti privati e occasionali avventori, estranei alla ditta controllata, circostanza in fase di approfondimento da parte dei militari e volto a ricostruire il reale volume delle cessioni di carburante in nero nei confronti di clienti di fiducia.
I finanzieri hanno sequestrato il gasolio assieme ai due serbatoi mobili, le annesse pompe erogatrici e la documentazione rinvenuta, e denunciato alla procura della Repubblica di Vicenza il titolare della ditta di trasporto merci per “sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sui prodotti energetici”. L’impianto di distribuzione di carburante, completamente privo di autorizzazioni, infatti, seppur consentiva agli occasionali clienti indebiti “sconti” in quanto lo stesso veniva venduto a circa 1,30 euro a litro, costituiva, tuttavia, un potenziale serio pericolo per la pubblica incolumità sia dei presenti sia per il personale aziendale presente nel capannone, sia per le strutture circostanti.
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