Il vino e la minaccia dei dazi Usa: “I nostri prodotti più cari. Rischio domanda in calo”

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«Quando mi si chiede se i dazi di Trump possono metterci in difficoltà io rispondo di no. Perché i nostri consumatori sono disposti a spendere qualche dollaro in più pur di godere di prodotti unici», aveva detto Francesco Monchiero presidente del Consorzio Piemonte Land of Wines, durante i giorni di Grandi Langhe.

Nello stesso contesto, Sergio Germano, presidente del Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, aveva ribadito la necessità di essere «vigili, ma non catastrofici», mentre in questi giorni il Consorzio inizia il suo percorso di masterclass a tappe nelle città degli Stati Uniti fino al Barolo & Barbaresco World Opening del 25 marzo in Texas: «Negli Stati Uniti le nostre denominazioni tengono bene, c’è un interesse solido per i nostri prodotti, anche molti operatori statunitensi che stanno “riempendo i magazzini” forse anche per la paura dei dazi, ma speriamo nella gestione diplomatica», aveva spiegato Germano.

Nicola Calvano, policy advisor e liaison officer-International& European Affairs attivo nella sede di Confindustria Cuneo di Bruxelles, giovedì tra i relatori del convegno «Vino e Mercati» organizzato da Confindustria Cuneo all’Ampelion di Alba, spiega: «È un momento di grande confusione e grande attesa su quelle che saranno le decisioni del presidente Trump, al momento le sue sono più provocazioni. Certo, gli Stati Uniti sono un partner estremamente centrale per il nostro commercio estero quindi non possiamo permetterci una guerra commerciale, ma dazi farebbero sì che i nostri prodotti sarebbero estremamente più cari per i consumatori americani, con una possibile riduzione della domanda».

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Per quanto riguarda in particolare il mercato dei vini piemontesi, una possibilità concreta è l’apertura verso nuovi mercati, come il Mercosur dell’America meridionale: «Per i produttori di vini è fondamentale riuscire ad avvicinarsi al Sud America, si possono aprire nuove opportunità commerciali e un numero più ampio di consumatori, che sono oltre 700 milioni, un quinto dell’economia mondiale». E non solo: «Non c’è ovviamente solo il Mercosur, recentemente è stato modernizzato l’accordo con il Messico, quello con il Cile, si sta lavorando a Thailandia. Si lavorerà nelle Filippine, in India», spiega Calvano.

Sempre durante il convegno «Vino e Mercati» si è comunque evidenziato come il settore vitivinicolo piemontese continui a mostrare la sua forza produttiva, con un incremento del 5% nel 2024, con 2,25 milioni di ettolitri. Tuttavia, il contesto di mercato impone una riflessione strategica: le grandi catene distributive stanno riconoscendo prezzi più bassi ai produttori, sia in Italia che all’estero, mentre emergono nuove tendenze di consumo che spingono il comparto a rivedere la propria comunicazione e posizionamento. Questa sfida implica un mantenimento della qualità, ma con una maggiore attenzione alle nuove tendenze di mercato, ai cambiamenti nelle abitudini dei consumatori, in particolare quelli più giovani.

Questi sempre più spesso preferiscono prodotti con una comunicazione più immediata, come gli spirits, di solito coinvolti in forti investimenti di marketing. Tra i nuovi trend si segnalano anche i vini a bassa gradazione alcolica (low-alcohol wines), che più dei no-alcohol stanno guadagnando attenzione, pur restando una nicchia di mercato ancora in fase di definizione. La questione del consumo responsabile è stata affrontata dal direttore del SerD dell’Asl Cn1, Maurizio Coppola, che ha sottolineato l’importanza di promuovere maggiore consapevolezza.

La presidente della sezione Vini e Liquori di Confindustria Cuneo, Paola Lanzavecchia, ha ribadito la necessità di un cambio di passo: «Il Piemonte del vino ha dimostrato di saper mantenere alti livelli produttivi, ma oggi è fondamentale ripensare le strategie. Dobbiamo aprirci a nuovi mercati e rivedere il modo in cui comunichiamo i nostri prodotti, rendendoli più accessibili e attraenti per le nuove generazioni. La concorrenza di altre bevande alcoliche è forte, e le nuove regole sul codice della strada stanno già avendo effetti sui consumi. È essenziale trovare un equilibrio tra sicurezza e sostenibilità del settore, senza penalizzare la produttività».



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