Caso Twiga, l’allarme di Confindustria: «Tempi della giustizia troppo lunghi, i grandi imprenditori rinunciano a investire»

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di
Antonio Della Rocca

La posizione della sezione turismo di Confindustria Lecce, dopo il caso del lido (con il marchio di Briatore) mai realizzarto a Otranto per via di un sequestro: «I grandi imprenditori vengono in Salento solo per le vacanze»

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L’assoluzione non rinfranca: resta l’amarezza di chi aveva fatto un’audace puntata alla roulette dell’imprenditoria balneare, scommettendo oltre tre milioni di euro andati in fumo, come il sogno della «Cerra srl» di portare ad Otranto il Twiga di Flavio Briatore. Una compagine di cui, dopo oltre sette anni e mezzo di udienze, restano macerie e lo spettro della liquidazione.

Il sequestro del 2017 e l’inchiesta sui Cariddi

Era il 15 maggio 2017 quando scattarono i sequestri a quello che avrebbe dovuto essere il Twiga Beach Club in località Cerra, ad Otranto. La Procura di Lecce contestò, a vario titolo, abuso d’ufficio, reati edilizi e falso. 
Tre gli imputati: Mimmo De Santis, presidente della società Cerra e numero uno di Federalberghi Lecce, il progettista e direttore dei lavori, Pierpaolo Cariddi, fratello dell’allora sindaco di Otranto, Luciano Cariddi, e infine l’allora capo dell’ufficio tecnico comunale, Emanuele Maggiulli.




















































Briatore revocò il permesso di utilizzo del suo brand e l’affare andò a monte. Poi, quasi otto anni di tribolazioni fino al giudizio di assoluzione per tutti gli imputati, pronunciato nei giorni scorsi dai giudici della Corte d’Appello di Lecce, e la concomitante revoca della confisca dei manufatti, ormai in preda al degrado, con restituzione alla società proprietaria. Anche se il destino di quest’ultima sembra ormai segnato: dopo un tentativo di concordato finito in un nulla di fatto, la liquidazione sembra essere inevitabile. Per il reato di occupazione di demanio marittimo gli imputati sono stati assolti perché il fatto non sussiste, è andato prescritto il reato di falso ideologico, mentre l’abuso d’ufficio non è più punibile dopo la depenalizzazione.

Confindustria: «I grandi imprenditori in Salento per le vacanze, non per investire»

«Ormai i grandi imprenditori hanno smesso di pensare al Salento come luogo in cui investire, trovandolo, invece, interessante per farci le vacanze», commenta il presidente della sezione Turismo di Confindustria Lecce, Giovanni Serafino

Una riflessione che rimanda ad un’altra scommessa imprenditoriale perduta, quella di Roberto Colaninno che nel 2004 propose un progetto per trasformare i ruderi della ex Colonia Scarciglia di Santa Maria di Leuca in un hotel di lusso. Sul piatto c’erano nove milioni di euro, ma il cantiere fu sequestrato per presunti abusi edilizi nel 2005. Quattro anni dopo, nel 2009, i giudici assolsero tutti gli imputati. Colaninno, però, aveva già salutato il Salento.

«I tempi lunghi della giustizia – insiste Giovanni Serafino – sono un problema serio. Se si presume che ci sia un reato, questo va accertato in tempi ragionevoli nelle aule giudiziarie. Se ci aggiungiamo i tempi della burocrazia possiamo dire addio agli investimenti». Appresa la notizia delle assoluzioni nel processo Twiga, Flavio Briatore non ha perso occasione per un commento mordace: «In questi otto anni abbiamo perso l’opportunità di avere un Twiga ad Otranto, assumendo dei dipendenti, perché il brand sta dando lavoro a un sacco di gente, meno che in Puglia, dove ci hanno messo i bastoni tra le ruote sempre». Briatore, che ha parlato di «malagiustizia», non ha dubbi sul fatto che in questa storia «tutti hanno perso».

Per la sindaca di Lecce, Adriana Poli Bortone, che aveva invitato l’ex manager di Formula 1 a mettere la sua esperienza a disposizione de programmi per il porto turistico della città, la vicenda del Twiga «induce ad una riflessione attenta sulla necessità di maggiore equilibrio nel rapporto tra l’iniziativa privata e l’azione di controllo esercitato dalle istituzioni».

La replica della Procura

La Procura di Lecce, da parte sua, con il procuratore facente funzioni, Guglielmo Cataldi, aveva chiarito che la Corte d’Appello «non ha pronunciato, eccezion fatta per il residuale reato di occupazione abusiva contestato a Cariddi Pierpaolo e De Santis Raffaele, alcuna sentenza di assoluzione nel merito, limitandosi a rilevare l’intervenuta depenalizzazione del reato di abuso d’ufficio contestato agli imputati e la prescrizione per i restanti reati». E infine: «Giova ricordare, per completezza d’informazione, che pende tuttora in primo grado il processo per le vicende corruttive connesse anche alla realizzazione del Twiga». Vicende contestate nel settembre 2022, oggi ancora sub iudice.

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