Rottamazione quinquies bocciata e tagli Irpef rimandati, scontro sulle coperture in Senato

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Nuovo stop per l’esame del decreto Milleproroghe in commissione Affari Costituzionali del Senato. Ancora nessuna votazione sugli emendamenti, con la seduta rinviata di nuovo alle 12 dell’11 febbraio. Sembra chiaro che la rottamazione quinquies non si farà. O almeno non è tra le priorità delle forze parlamentari.

I gruppi di minoranza, inoltre, alzano il tono dello scontro contro l’emendamento dei relatori che riapre la rottamazione quater per chi ha perso il beneficio e sposta in avanti le scadenze del concordato preventivo biennale. La richiesta di eliminare la proposta unisce l’intero fronte dell’opposizione. Se non verrà ritirata, il voto sugli oltre 1.300 emendamenti sarà inevitabile.

Il dilemma tra rigore e concessioni fiscali

Se da un lato il leader della Lega Matteo Salvini è il principale promotore dell’operazione, dall’altro il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti deve fare i conti con i parametri europei e le preoccupazioni dei mercati. Gli uffici del Tesoro stanno valutando l’impatto reale della misura: le prime stime indicano una perdita di 5,2 miliardi nel 2025, 3 miliardi nel 2026 e 2,3 miliardi nel 2027, con un possibile bilancio in rosso di 1,5 miliardi alla fine del decennio.

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La prudenza del ministro, apprezzata nei circoli finanziari, è però sotto assedio e la maggioranza spinge per allentare la stretta. Intanto Forza Italia che invece insiste per un ulteriore taglio dell’Irpef rivolto al ceto medio.

Il piano di Forza Italia sul taglio dell’Irpef

Forza Italia rilancia con una proposta parallela: ridurre dal 35% al 33% l’aliquota Irpef per i redditi tra 28mila e 50mila euro. Un’operazione che costerebbe 2,5 miliardi e che potrebbe salire a 4,5 miliardi se si allargasse la platea fino ai 60mila euro di reddito annuo. Un pacchetto che si avvicina a una vera e propria manovra finanziaria, in un momento in cui le risorse disponibili sono limitate.

Il risultato è un braccio di ferro tra chi vuole aprire i rubinetti della spesa e chi cerca di mantenere un equilibrio con i vincoli di bilancio. Da una parte c’è il consenso elettorale da coltivare, dall’altra i numeri da far quadrare. E la politica, come sempre, si muove tra il rischio e l’azzardo.

Rottamazione quater, nuova chance per chi ha perso i benefici

I contribuenti decaduti dalla rottamazione quater potranno rientrare nella definizione agevolata delle cartelle fiscali. La norma proposta prevede che chi ha perso il beneficio entro il 31 dicembre 2024, per versamenti mancati o tardivi, potrà presentare una nuova adesione entro il 30 aprile 2025.

La Lega spinge con forza per riaprire la rottamazione, sostenendo che la misura porterebbe risorse immediate nelle casse dello Stato, permettendo ai contribuenti di regolarizzare le proprie posizioni senza dover pagare sanzioni e interessi.

Sul piano politico, come abbiamo visto, la misura non è solo una questione di accordo interno alla maggioranza. L’aspetto più delicato infatti riguarda la ricerca delle coperture economiche (da qui il dilemma di Giorgetti), complicata da un quadro finanziario già appesantito dagli impegni presi con Bruxelles.

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Le risorse non si trovano facilmente, soprattutto in un Paese che da sei mesi vede il Pil reale fermo e ha fissato un obiettivo di crescita dell’1,2% per il 2025, con variabili sempre più incerte. Per la Lega, la rottamazione rappresenta un’opportunità per le casse pubbliche, ma tra le righe del bilancio statale la realtà è più spinosa: gli incassi immediati non compenserebbero le perdite derivanti dalla cancellazione di sanzioni e interessi, e la dilazione dei pagamenti rischia di trasformare il beneficio in un’illusione contabile.

Concordato preventivo biennale, proroga di due mesi

Nel pacchetto di modifiche rientra anche lo slittamento dei termini per il concordato preventivo biennale. Il termine passa dal 31 luglio 2025 al 30 settembre 2025, mentre per chi ha un esercizio fiscale non coincidente con l’anno solare, il limite viene fissato all’ultimo giorno del nono mese successivo alla chiusura del periodo d’imposta.

Nella relazione illustrativa, si motiva la proroga con l’esigenza di distribuire in modo più equilibrato gli obblighi fiscali e di garantire il necessario rodaggio del nuovo meccanismo.





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