Che anno è stato il 2024 per la cultura in Italia?

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L’importanza della valorizzazione dell’arte e della cultura in Italia non viene messa in dubbio da nessuno, anzi. “Bisogna investire sul patrimonio culturale” è una frase su cui tutti si dicono d’accordo. Spesso, però, soltanto a parole. Nei fatti investire vuol dire stanziare i fondi necessari per un settore cruciale per il nostro Paese. Ma come sono andate esattamente le cose nel 2024? Tra gli sgravi fiscali a vantaggio dei borghi storici e i grandi eventi (come il Giubileo a Roma) e, più in generale tutti i fondi del Pnrr Cultura, qualcosa si è mosso in avanti. Rimangono tanti, però, gli interrogativi per l’anno che verrà: per il 2025 si preannunciano già nuovi pesanti tagli.

Spesa pubblica in cultura

In Europa, l’Italia si colloca agli ultimi posti per percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura rispetto al PIL, con uno 0,3%, davanti solo a Irlanda, Grecia e Cipro (0,2%). Il dato è inferiore alla media UE dello 0,5%, equivalente a circa 75 miliardi di euro. Anche in rapporto al bilancio complessivo dello Stato, l’Italia resta fanalino di coda: con una quota dello 0,5%, si posiziona accanto a Cipro e supera appena la Grecia (0,3%).

Secondo i dati Eurostat relativi al 2022, la tendenza della spesa pubblica italiana per la cultura è in diminuzione. La legge di bilancio 2023 ha stanziato 3,84 miliardi di euro per il Ministero della Cultura, cifra che per il 2024 è scesa a 3,55 miliardi e si prevede un ulteriore calo nel 2025, con risorse fissate a 3,1 miliardi. Questo comporta una riduzione complessiva di 455 milioni rispetto al 2024, segnando un distacco dai livelli raggiunti nel 2015 (5,565 miliardi) o nel 2021 (5,828 miliardi). Contemporaneamente, cresce la spesa privata per consumi culturali. In particolare, secondo l’Osservatorio sui consumi culturali di Confcommercio, a settembre 2024 la spesa mensile media degli italiani era di 94,6 euro, rispetto agli 83,2 del settembre 2023 e ai 50,9 del 2020.

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Pnrr: a che punto siamo?

Tra le misure del Pnrr c’è il Piano nazionale borghi (del valore complessivo di 1,02 miliardi di euro) che ha come obiettivo quello di garantire sostegno allo sviluppo economico e sociale delle zone svantaggiate della Penisola. Con riferimento alle scadenze del Pnrr che il nostro paese deve portare a compimento per questa misura, il prossimo appuntamento è fissato al giugno 2025. Entro questa data dovranno essere realizzati almeno 1.300 interventi di valorizzazione di siti culturali o artistici e dovrà inoltre essere assicurato il sostegno ad almeno 1.800 imprese per progetti nei piccoli borghi storici. In merito agli investimenti, possiamo osservare che la regione che riceve più fondi è la Sicilia con circa 64,8 milioni assegnati per 26 progetti. Seguono Campania (59,6 milioni per 23 progetti) e Lazio (55,5 milioni per 20 progetti).

Parchi e giardini storici

Questo investimento ha un valore complessivo di 300 milioni di euro e punta a migliorare la qualità della vita dei cittadini promuovendo la rigenerazione di parchi e giardini storici. Gli obiettivi sono attrezzare e rendere più fruibili gli spazi verdi pubblici storico-artistici da un lato e rafforzare le capacità e le competenze nella manutenzione dall’altro. Nell’ambito del processo di revisione del Pnrr questa misura è stata oggetto di modifica. In particolare è slittata di un anno la scadenza- da fine 2024 a fine 2025- che prevede il completamento degli interventi di riqualificazione di 40 parchi e giardini. In questo caso, la regione con i progetti dal valore totale più rilevante è la Campania (90,3 milioni per 14 interventi) seguita da Veneto (34,2 milioni per 25 progetti) e Lazio (25,4 milioni per 15 progetti)

Occhi puntati su Roma: Next Generation Eu per i grandi eventi turistici

Tra le misure messe in campo nel corso del 2024 ce n’è una che punta sulla Capitale: mezzo miliardo di euro per valorizzare il patrimonio turistico e culturale di Roma al fine di aumentare il numero di complessi turistici disponibili. Con questo intervento si vogliono inoltre creare alternative rispetto alle affollate zone del centro, potenziando in particolare le aree verdi. Si punterà inoltre sull’incremento delle tecnologie digitali e sulla formazione e l’entrata in servizio di personale qualificato per la gestione della nuova offerta turistica.L’investimento può essere suddiviso in 6 linee di intervento: patrimonio culturale di Roma per Next generation Eu – rigenerazione e restauro dei complessi ad alto valore storico e architettonico; Cammini giubilari (dalla Roma pagana alla Roma cristiana) – valorizzazione, messa in sicurezza, consolidamento antisismico e restauro di edifici e percorsi archeologici; La città condivisa – riqualificazione di siti nelle aree periferiche; Mi tingo di verde – interventi in parchi, giardini storici, ville e fontane; Roma 4.0 – digitalizzazione dei servizi culturali e sviluppo di app per i turisti; A mano tesa – incremento dell’offerta culturale nelle periferie per promuovere l’inclusione sociale.

La transizione digitale e verde

Infine, per valorizzare il patrimonio artistico e culturale italiano è necessario favorire una transizione digitale e green. L’investimento in questo ambito, del valore complessivo di 155 milioni di euro, mira a sostenere la ripresa e l’innovazione dei settori culturali e creativi dopo la crisi dovuta alla pandemia. Ciò dovrà avvenire sostanzialmente in due modi: da una parte incoraggiando l’innovazione e l’utilizzo della tecnologia digitale lungo tutta la catena del valore, dall’altra favorire un approccio green in tutta la filiera culturale e creativa.

Cultura Missione Comune

Tra le iniziative promosse nel 2024 in ambito culturale, c’è quella dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale S.p.A. (ICSC) che ha lanciato la nuova edizione di Cultura Missione Comune, il bando che offre agli enti territoriali mutui a tasso fisso per interventi sul patrimonio culturale. Con un plafond i 30 milioni di euro, i fondi saranno erogati su tutti i finanziamenti stipulati entro il 31 dicembre 2024, con la possibilità di ottenere il totale abbattimento degli interessi per finanziamenti di durata massima decennale. Le domande- che andavano presentate entro il 12 dicembre dell’anno in corso- riguardano attività di prevenzione, manutenzione, restauro e protezione, oltre a progetti di conservazione, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale volti a migliorare la fruizione pubblica. Gli importi richiedibili e le agevolazioni in conto interesse saranno modulati in base alle caratteristiche demografiche dell’ente richiedente.

E nel 2025?

Al netto degli interventi e delle proposte portate avanti durante il 2024, sembra che la direzione da seguire in futuro sia quella di un ripensamento complessivo del settore cultura. Al momento, però, le previsioni sulla spesa pubblica in cultura per il 2025 sono tutt’altro che rosee. Che l’anno che sta arrivando sarebbe stato di manica stretta per tutti i ministeri lo sapevamo già ad aprile 2024. Ovvero quando è entrata in vigore la riforma della governance economica europea che ha introdotto significative modifiche alle regole di bilancio e alle procedure di sorveglianza, istituendo i c.d. Piani Strutturali di Bilancio di Medio Termine. Tuttavia, il contenuto della nuova Legge di bilancio (che dopo l’ok alla Camera aspetta il passaggio in Senato) preannuncia grossi tagli alle già scarse risorse pubbliche. In particolare, gli stanziamenti scendono dallo 0,4% del 2024 allo 0,3% sul totale per una riduzione annua di 147 milioni per il 2025, 178 per il 2026. Ma non solo: si parla di un taglio di 204 milioni per il 2027.





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