Fine vita, approvata la legge in Toscana per accedere al suicidio assistito. È la prima volta in Italia

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Una voto storico ottenuto dopo anni di battaglie. Il Consiglio regionale della Toscana ha approvato, con emendamenti, la proposta di legge di iniziativa popolare sul fine vita ‘Liberi subito’ promossa dall’associazione Luca Coscioni e supportata da oltre 10mila firme. La Toscana è la prima Regione italiana a introdurre una regolamentazione sulla procedura con la quale le persone che vogliono accedere al suicidio assistito possono far domanda all’Asl, e su tempi e modalità di risposta della commissione preposta a verificare la sussistenza dei requisiti fissati dalla Consulta affinché l’aiuto al suicidio non costituisca reato.

I voti – A favore hanno votato Pd, M5s, Italia Viva e gruppo Misto-Merito e Lealtà; contrari Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega; la consigliera Lucia De Robertis del Pd non ha partecipato al voto. Il presidente dell’assemblea Antonio Mazzeo ha elogiato tutti i consiglieri per aver dato vita a un dibattito intenso, dando una prova di “alta politica”. La legge Toscana sul fine vita “si pone con assoluta legittimità perché segue le condizioni indicate dalla Corte Costituzionale”, ed “è un salto di civiltà che la Toscana compie per prima rispetto alle altre Regioni e al Parlamento – ha detto il presidente della Toscana Eugenio Giani – Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza n. 242/19 della Corte Costituzionale”. La storica sentenza della Consulta, emessa il 25 settembre 2019, aveva stabilito che “non punibile chi a certe condizioni agevola il proposito di suicidio”.

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Giani e l’associazione Coscioni – “Siamo grati alle consigliere e consiglieri della Regione Toscana per avere approvato la nostra legge ‘Liberi subito’, che definisce tempi e procedure per l’aiuto medico alla morte volontaria. È una legge di civiltà perché impedisce il ripetersi di casi, da ultimo quello di Gloria, proprio in Toscana, di persone che hanno dovuto attendere una risposta per mesi, o addirittura per anni, in una condizione di sofferenza insopportabile e irreversibile – commenta l’avvocata Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica – e regole approvate in Toscana consentono la piena attuazione della sentenza della Corte costituzionale ‘Cappato – Antoniani’ – ha aggiunto – che ha legalizzato in Italia il cosiddetto ‘aiuto al suicidio’ a determinate condizioni. Il voto del Consiglio regionale è stato dunque possibile grazie all’azione di disobbedienza civile di Marco Cappato, oltre che alla firma di 10.700 cittadine e cittadini della Toscana che hanno attivato lo strumento della legge di iniziativa popolare”. Gallo ha poi spiegato che “il nostro obiettivo ora è quello dell’approvazione della legge ‘Liberi subito’ in tutte le regioni italiane, dove il suicidio assistito è comunque già legale in forza delle sentenze della Consulta ma senza che ci siano garanzie su tempi e sulle procedure per le persone malate e i medici. Stiamo raccogliendo sul sito le disponibilità di chi vuole partecipare a questa iniziativa”.

La legge e la sentenza della Consulta – Pochi giorni fa proprio in Toscana una 70enne, che aveva requisiti e da mesi aspettava che l’Asl fornisse il farmaco e la strumentazione, è morta. Al momento sono solo cinque le persone che hanno potuto accedere al fine vita, due delle quali in Veneto che per l’anno scorso per un solo voto aveva visto sfumare la possibilità di approvare una legge regionale su cui cui si era espresso anche il governatore Luca Zaia.

Una legge che, come sottolineato dai promotori, ribadisce quanto previsto dalla Consulta nella sentenza Cappato e punta a dare risposte a pazienti costretti, nell’immobilismo del Parlamento, ad aspettare per tempi infiniti. Nei giorni scorsi non erano mancate le divisioni anche nel fronte Pd, alla luce degli avvertimenti arrivati dai vescovi, ma il fronte si è poi ricompattato in difesa della norma. Durante il dibattito, è intervenuto oggi il dem Marco Niccolai che ha parlato di una “discussione delle più importanti e profonde del mandato”. E ha denunciato la “palese l’omissione da parte del legislatore nazionale”.

Gli interventi – “La politica è chiamata ad intervenire – ha dichiarato – approvare una legge, in modo uniforme su tutto il territorio regionale, è una forma di tutela per chi vive un autentico dramma, per i malati e per le loro famiglie”. Secondo il consigliere, che pure ha rivendicato la sua provenienza culturale dall’area cattolico-democratica, occorreva garantire certezza giuridica con una legge ad hoc. Niccolai ha concluso il proprio intervento accennando ai progressi che la Toscana ha effettuato per rendere maggiormente accessibili le cure palliative, concludendo che questa “non è una legge sull’eutanasia, non fa della Toscana la Svizzera d’Italia”, ma cerca di rispondere alla comunità e invita anche il Parlamento a fare la propria parte.

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Il consigliere regionale Sguanci Maurizio (Iv) ha ribadito che la norma “non modifica di una virgola quello che ha scritto la Corte costituzionale”. Mentre per Irene Galletti (M5s) è necessario esprimersi “per dare omogeneità e garanzia di risposta a chi chiede non di porre fine alla propria vita, ma di porre fine alle sofferenze”. Contraria tutte la destre: Giovanni Galli (Lega), ha detto che “ha un significato etico e politico, è una legge procedurale. Ho espresso il mio dissenso su questo atto, perché può diventare un manifesto ideologico”. Secondo Marco Stella (Fi) “il tema vero è che dobbiamo capire che tipo di legislazione occorre. Faremo una legge sul fine vita, il governo di centrodestra la farà”. Infine, Diego Petrucci (Fdi) si è detto dispiaciuto per “l’approccio ideologico, un tema come quello che stiamo affrontando avrebbe dovuto avere un approccio pragmatico, e quindi richiedere l’intervento del Parlamento”.



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