Più fogne e scarichi: la riqualificazione del mare di Napoli rischia di danneggiare un’area protetta. Marevivo: «Sospendiamo il progetto»- Corriere.it

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Più fogne e scarichi: la riqualificazione del mare di Napoli rischia di danneggiare un’area protetta. Marevivo: «Sospendiamo il progetto»
L’isola di Gaiola, di fronte alla costa di Posillipo (Foto di Getty Images)

Gaiola-Nisida è un’isola, e nessuno lo sa. Per lo meno si starebbe rischiando di dimenticare tutto il bello di una delle zone più affascinanti del Pianeta e soprattutto del Golfo di Napoli. Ci riferiamo a quel tratto di mare, proprio di fronte a Posillipo, che va dal Parco sommerso di Gaiola all’isola di Nisida, un paradiso costiero tutelato attraverso una zona speciale di conservazione della Rete europea, “Natura 2000”, a difesa degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati a livello comunitario. Un polmone geologico del mare di Napoli accompagnato da un patrimonio archeologico sommerso (ma non solo: in superficie, sul promontorio della Baia di Trentaremi, troviamo l’anfiteatro imperiale del I a.C., voluto da Publio Vedio Pollione) e rappresentato da scogliere, grotte, vasti banchi di coralligeno e praterie di Posidonia oceanica. Ma archeologia, bellezze del territorio ed ecosistema da proteggere stanno per essere messi a dura prova da un “Piano di Riqualificazione Ambientale e Rigenerazione Urbana” di Invitalia, approvato recentemente dal Ministero dell’Ambiente, insieme al Ministero della Cultura.

La Fondazione ambientalista, con Greenpeace e ad altre 88 associazioni, ricorre al Tar contro il provvedimento approvato dal Ministero dell’Ambiente. Previsto il raddoppio degli sversamenti nel Parco sommerso di Gaiola. Si mobilitano attori e personaggi famosi per una contro-campagna social: «Illegittimo quel decreto»

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E detta così, sembra già un paradosso: «Il Piano di Bagnoli, approvato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, prevede il raddoppio del collettore fognario, realizzato già nel 2001, e nuovi scarichi di terrapieno nell’Area marina protetta di Gaiola e Nisida: cosa significherebbe tutto questo? Lo sversamento continuo di acque fognarie, plastiche, detriti direttamente su questo immenso patrimonio», spiega Rosalba Giugni, presidente dell’associazione ambientalista di Marevivo, che, insieme a Greenpeace Italia, si è opposta al recente Praru (Il Piano del ministero dell’Ambiente, deciso di concerto con il Ministero della Cultura) presentando ricorso al Tar, il Tribunale amministrativo regionale della Campania, indicando come un piano del genere porterebbe a gravi conseguenze: danni ambientali, sanitari ed economici.

In attesa del Tar

«Il Tar ci ha comunicato che il nostro ricorso, sostenuto dagli avvocati napoletani Marone e Fucci, i quali definiscono ‘illegittimo’ e ‘idoneo a compromettere gravemente e in modo irreversibile la Zona Speciale di Conservazione Europea Gaiola-Nisida e l’area marina protetta Parco Sommerso di Gaiola’, sarà esaminato il prossimo 25 febbraio, nel corso della prima udienza, dove si chiederà la sospensiva del progetto», ricorda Giugni, la quale da anni si batte per la salvaguardia di Gaiola: «L’impegno di Marevivo è iniziato più di 35 anni fa e ancora continua: abbiamo impiegato 13 anni per far sì che diventasse un’area marina protetta – dove adesso rischia di arrivare lo sversamento dei liquami -, e non ci siamo mai girati dall’altra parte».

Il Piano bocciato dal Consiglio regionale campano

«Ma l’aspetto più evidente della questione è che anche l’intero Consiglio regionale campano ha ritenuto di dover fare delle ‘osservazioni’ al decreto ministeriale, considerandolo semplicemente nefasto, ed approvando all’unanimità la mozione presentata dalla consigliera regionale, Roberta Gaeta», aggiunge Giugni, sottolineando come in quelle 45 pagine del ricorso al Tar ci siano tutti i protagonisti del territorio: da Maurizio Simeone, Direttore dell’area marina protetta Parco Sommerso di Gaiola («È evidente che c’è un grave e assurdo cortocircuito se un piano di Bonifica e risanamento ambientale sceglie come area sacrificale per lo scarico di nuovi scolmatoi fognari proprio la Zona Speciale di Conservazione Europea Gaiola-Nisida, nonostante le norme a tutela dell’area») a Valentina Di Miccoli, campaigner mare di Greenpeace Italia («Il caso di Gaiola è una perfetta cartina di tornasole su quale sia l’importanza della tutela del mare nell’agenda politica del governo: partendo da questa amara constatazione ci chiediamo come l’Italia possa raggiungere il 30 per cento di mare effettivamente protetto entro il 2030 se si rema contro le aree protette già istituite»).

La voce delle associazioni

E tra le 88 realtà (associazioni, privati cittadini, ricercatori, imprenditori, cooperative) che si sono opposte al Piano in questi mesi, firmando una petizione, ci sono anche semplici lavoratori che vivono delle bellezze di quel tratto di mare: dalle imprese balneari agli stessi miticoltori. «Le criticità ambientali legate al progetto potrebbero compromettere la qualità delle acque danneggiando l’ecosistema marino e riducendo sia la capacità di richiamare turisti nel litorale, sia la possibilità di ottenere il prestigioso riconoscimento di Bandiera Blu per la costa di Posillipo, obiettivo fondamentale per promuovere Napoli come destinazione sostenibile e rispettosa dell’ambiente», fa sapere Mario Morra, responsabile Sindacato italiano balneari – Città di Napoli. «Con un fatturato superiore a 9 milioni di euro per ‘Mytilus Campaniae’ e ‘Società Cooperativa C. Salvatore’, e una capacità occupazionale di oltre 250 unità, indotto escluso, rischiamo un serio contraccolpo alla nostra capacità produttiva», ricorda Fabio Postiglione, in rappresentanza dei mitilicoltori di quel tratto di costa.

Campagna social

Se volessimo raccontare che cos’è Gaiola, con quel tratto di mare che ne custodisce mistero e bellezza, potremmo, come spesso accade, rifarci alla storia e ai personaggi che l’hanno amata (dall’imperatore Augusto a Gianni Agnelli, da Paul Getty a Maurice Sandoz). E probabilmente basterebbe l’eco di così tanti illustri suoi abitatori per ricreare una narrativa di impegno e denuncia, raccontata oggi da diversi attori e protagonisti dell’informazione, i quali si stanno prestando a un racconto social per la difesa di Gaiola: «Alessandro Preziosi, Luisa Ranieri, Licia Colò, Marisa Laurito, Alessandro Cecchi Paone, Patrizio Rispo, Pino Ammendola e tanti altri ancora, ricorderanno ciò che finora non è bastato a difendere Gaiola. Sperando, naturalmente, che la loro testimonianza e la nostra lotta, possano bastare davvero per salvare l’ultimo paradiso del mare di Napoli», conclude la presidente di Marevivo.



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