Nuova chance per chi è decaduto dalla rottamazione quater – Notizie

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Nuova chance per chi è decaduto dalla rottamazione quater per non aver pagato o pagato tardivamente una rata. Lo prevede l’emendamento riformulato al decreto Milleproroghe, che riammette alla definizione agevolata solo chi aveva già aderito. “Limitatamente ai debiti compresi nelle dichiarazioni precedentemente effettuate” per l’adesione alla rottamazione quater, i debitori che al 31 dicembre 2024 sono decaduti dal beneficio possono essere riammessi rendendo la dichiarazione di riammissione entro il 30 aprile 2025. Nella riformulazione, come previsto, non compare la proroga del concordato biennale. 

Il pagamento delle somme, sulle quali sono dovuti gli interessi al tasso del 2% annuo dal primo novembre 2023 può essere effettuato in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2025 oppure in massimo 10 rate consecutive, di pari ammontare (di cui le prime due il 31 luglio e 30 novembre 2025).
La norma prevede che il fondo per l’attuazione della delega fiscale venga incrementato di complessivi 283,91 milioni nel triennio 2025-27. La copertura degli oneri derivanti dall’intervento è prevista, per complessivi 159,1 milioni dal 2028 al 2035 mediante corrispondente riduzione del fondo e per complessivi 483 milioni dal 2025 al 2027 mediante corrispondente utilizzo delle maggiori entrate e minori spese derivanti dalla riammissione. 

 

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Avanti sulla rottamazione delle cartelle fiscali in dieci anni e 120 rate. Obiettivo complessivo: la pace fiscale. La Lega insiste sulla misura e si fa scudo, ora, del via libera dato dal ministro (leghista) dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. O strappato dai ‘suoi’ – secondo i più maliziosi – nel Consiglio federale del partito.

 Giorgetti si limita a un laconico “non smentisco”. Ma il tema – promosso a nuova battaglia della Lega – domina la discussione, durata un paio d’ore. E così il congresso nazionale del Carroccio resta ancora senza una data. Previsto finora a marzo, dovrebbe slittare ad aprile, prima di Pasqua, e aumentano le quotazioni perché si svolga a Roma. Dalla Lega, l’unica indicazione ufficiale è che sarà “in primavera”, complici ragioni pratiche come ad esempio la scelta degli ultimi delegati. In ogni caso, adesso i riflettori puntano alla rottamazione. Una proposta condivisa in teoria dal resto del governo ma tutta in salita per fattibilità economica. Matteo Salvini però è ottimista: “Troveremo, come sempre, l’intesa con gli alleati”. Eppure sono proprio loro – e in particolare Fratelli d’Italia – a storcere il naso. Soprattutto per l’insistenza dei leghisti.
Alle riserve già espresse dal viceministro dell’Economia, Leo, si aggiunge ora l’altro meloniano Luca Ciriani: “Siamo tutti favorevoli, il problema è trovare le risorse e garantirle”.

Fratelli d’Italia insomma frena. Così come aveva fatto ieri Antonio Tajani chiarendo che, per Forza Italia, la priorità è il taglio dell’Irpef e non altro. Del resto non è chiaro quanto costerebbe il meccanismo che permette ai contribuenti di mettersi in regola con il fisco, pagando i debiti senza interessi e sanzioni. Una stima si aggira sui 5 miliardi, cioè il doppio di quanto potrebbe servire per ridurre l’Irpef al ceto medio.
Ma per il Carroccio, la rottamazione è ormai la nuova bandiera.

Un obiettivo votato “all’unanimità” – sottolinea il partito in serata – per regolarizzare “chi voleva pagare le tasse, ma non è stato nelle condizioni di farlo”. In altre parole non è un regalo agli evasori ma piuttosto un aiuto a chi è moroso, è la tesi dei leghisti sostenuta anche dal ministero dell’Economia. Perciò, attenti a far passare il messaggio giusto, l’opzione migliore sarebbe quella di proporre la rottamazione con un provvedimento ampio e condiviso da tutto il governo, piuttosto che un’iniziativa di un partito.

“Giorgetti ha confermato che al Mef sono già al lavoro per trovare una soluzione tecnica”, è la vulgata. Del resto al Senato è aperto anche il fronte della rottamazione quater, che la Lega vorrebbe rinnovare chiedendo cioè che si estenda alle cartelle successive al 2022. Questione che sta animando, e rallentando, l’iter del decreto Milleproroghe. L’approdo in Aula rischia di slittare alla prossima settimana (il provvedimento deve passare alla Camera e va convertito entro il 25 febbraio) e incombe ancora la riformulazione dell’emendamento dei relatori (ritirato martedì) che dovrebbe riscrivere la riapertura della rottamazione quater per i decaduti, mentre dovrebbe essere esclusa la proroga per il concordato biennale. La Lega però va avanti per la sua strada.

Conferma che non molla né sul disegno di legge sicurezza (va approvato senza correttivi, ripetono i big) né sull’autonomia differenziata. E prova a difendersi contro il rischio di fuoco amico o gli attacchi che vengono da chi insulta o critica” il partito. Perciò ha deciso – con l’unico voto contrario del segretario lombardo Massimiliano Romeo – che chi aderisce a quei movimenti o associazioni non può avere la tessera della Lega. Il riferimento è al ‘Patto per il nord’, la fronda voluta dagli ex leghisti Roberto Castelli e Paolo Grimoldi che ad esempio oggi hanno protestato “contro le inefficienze di Fs e Trenord” che pesano sui pendolari, con un presidio alla stazione di Milano Cadorna. Ma dalla fatwa è salvo Umberto Bossi. “Era, è e resterà nella grande comunità della Lega”, assicurano 

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