StMicroelectronics, 2.500 in cassa integrazione

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Cassa integrazione ordinaria per 2.500 dipendenti. È quanto chiede StMicroelectronics, azienda italo-francese (fondata nel 1987) produttrice di componenti elettronici a semiconduttore, per lo stabilimento di Catania. Una decisione motivata dalla crisi del mercato di riferimento, su cui è stato già fissato per giovedì 20 febbraio un incontro tra management e sindacati nazionali.

“Temporanea contrazione dei carichi produttivi derivante da una significativa riduzione di ordini e commesse”: questa la motivazione della richiesta delle due settimane di cig. L’azienda ha necessità di risparmiare: un’urgenza che la multinazionale aveva già annunciato il 30 gennaio nel corso della presentazione del bilancio.

La cassa integrazione, che riguarda praticamente la metà del personale (i dipendenti sono 5.400), sarà applicata per una prima settimana a marzo (dal 15 al 24) e una seconda in aprile (dal 27 al 4 maggio). Riguarderà soltanto il sito siciliano e non quello di Agrate Brianza (Monza), in quanto l’impianto catanese, oltre alle ragioni di carattere produttivo, ha anche necessità di lavori di manutenzione.

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StMicroelectronics: “Occorre ridurre la produzione”

“Il 2024 è stato uno degli anni peggiori degli ultimi decenni”, ha dichiarato l’amministratore delegato Jean-Marc Chery, aggiungendo che “anche il 2025 sarà un anno di transizione. Ma pensiamo che sarà possibile accelerare la nostra crescita nel 2026 e 2027”.

L’azienda ha fatto sapere che “il nostro scenario di riferimento resta difficile nel primo trimestre 2025: continuiamo a far fronte a un ritardo nella ripresa, a una correzione delle scorte nel settore industrial e a un rallentamento nell’automotive, entrambi in particolare in Europa”.

StMicroelectronics, dunque, per “gestire proattivamente la situazione, come si è soliti fare in un’industria ‘ciclica’ come quella dei semiconduttori, s’interviene riducendo fra l’altro i livelli di attività in tutte le strutture manifatturiere globalmente. Le misure varate includono riduzioni temporanee dei livelli di produzione, così come chiusure selettive delle fabbriche dai cinque ai 19 giorni come durata, secondo i siti, soprattutto nel primo trimestre”.

Va segnalato, infine, che secondo l’agenzia di stampa internazionale Bloomberg la multinazionale sarebbe intenzionata a ridurre del 6 per cento la propria forza lavoro, pari quindi a 2-3 mila posti di lavoro, soprattutto in Italia e in Francia. Il portavoce italiano dell’azienda ha comunque dichiarato che “non sono state prese decisioni definitive”.

Cgil Sicilia: “Ulteriore tassello del declino dell’industria”

“La situazione critica di StMicroelectronics, che annuncia un piano di riorganizzazione dai contorni non chiari per la Sicilia e diserta martedì 11 febbraio l’incontro in Commissione regionale, si teme possa essere un ulteriore tassello del declino dell’industria nell’isola”. Così il segretario generale della Cgil Sicilia Alfio Mannino.

“Mancando una politica industriale – prosegue l’esponente sindacale – sia della Regione sia del governo nazionale, ancora una volta la politica regionale si accorge dei processi quando questi sono già avviati, rischiando che al danno si aggiunga danno. Il governo nazionale, dal canto suo, si disinteressa delle crisi in Sicilia”.

Mannino evidenzia che da tempo il sindacato “lancia allarmi e chiede un intervento deciso per il rilancio dell’industria in Sicilia. Riteniamo fondamentale la creazione di un’agenzia regionale per lo sviluppo, quale luogo di programmazione, con la partecipazione di istituzioni, enti di ricerca, sindacati e associazioni datoriali”.

Il segretario regionale così conclude: “Oggi, con lo smantellamento della chimica di base di Versalis a Siracusa e Ragusa, con la crisi di Lukoil, con la stagnazione dei processi di reindustrializzazione a Termini Imerese, con i segnali di crisi che vengono dalla gigafactory e con la preoccupante situazione di A2A che ha deciso di mollare in Sicilia e di investire altrove, rischiamo una crisi economica e occupazionale senza precedenti. E quando i cosiddetti ‘fiori all’occhiello’, come la microelettronica a Catania, rischiano di appassire, c’è da chiedersi da dove partire per rilanciare l’economia”.

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