Dopo i due decessi dello scorso settembre, si allarga l’inchiesta della Procura di Ferrara: l’infermiere 42enne, già indagato per duplice omicidio volontario aggravato, ora è sotto inchiesta anche per maltrattamenti
Arrivano novità dalle indagini per le due morti sospette avvenute lo scorso settembre all’ospedale Mazzolani-Vandini di Argenta, in provincia di Ferrara e per cui iscritto nel registro degli indagati è finito un 42enne infermiere Ausl che, nelle scorse settimane, è stato sospeso dal servizio fino a fine procedimento penale. Il professionista sanitario infatti, inizialmente sotto indagine per duplice omicidio volontario aggravato, ora è sotto inchiesta anche per maltrattamenti aggravati.
Gli accertamenti della Procura
La nuova ipotesi di reato riguarderebbe una cinquantina di pazienti tra i 70 e i 90 anni – tutti ancora vivi – che, tra luglio e ottobre scorso, sono stati ricoverati nel reparto di Lungodegenza Post Acuzie Geriatrica Riabilitative del nosocomio ferrarese. Così come per le due morti sospette, lo scorso 13 novembre, la Procura di Ferrara ha conferito incarico a quattro consulenti (tre medici legali e un tossicologo) che dovranno effettuare accertamenti sulle presunte persone offese tramite esame del capello. L’obiettivo dei nuovi accertamenti è lo stesso delle due autopsie disposte lo scorso mese: verificare l’eventuale presenza di un farmaco specifico usato in ambito ospedaliero appartenente alla famiglia delle benzodiazepine che, usato in maniera inidonea, in due circostanze, avrebbe portato al decesso di due pazienti. Il fascicolo di inchiesta era stato aperto dopo le morti dell’82enne Antonio Rivola e della 90enne Floriana Veronesi, avvenute il 5 e 24 settembre. Secondo quanto ricostruito fino a oggi, la 90enne era stata ricoverata in Medicina a seguito di un’infezione in estate, poi le sue condizioni erano migliorate e la famiglia stava attendendo di poterla accogliere a casa, ma successivamente era stata trasferita per un periodo nel reparto di Lungodegenza, dove i familiari avevano notato un peggioramento in particolare dal punto di vista cognitivo. Durante quel periodo l’anziana avrebbe inoltre contratto anche il Covid.
Il blitz dei carabinieri
In tutti e due i casi, le diagnosi di morte comunque non avevano inizialmente destato sospetti, tanto che per il 27 settembre erano stati fissati i funerali per entrambi. Uno la mattina, l’altro nel pomeriggio. Esequie che però sono state bloccate dalla magistratura, dopo la segnalazione agli inquirenti da parte di Ausl, che – a sua volta – aveva raccolto quella di una infermiera, collega del 42enne indagato, insospettita da un ammanco di medicinali dalle dotazioni ospedaliere. Lo scorso 14 ottobre, poi, i carabinieri avevano effettuato un blitz al Mazzolani-Vandini per acquisire cartelle cliniche e svolgere gli accertamenti utili alle indagini. Attualmente, l’infermiere indagato non è sottoposto a nessuna misura cautelare e la sua iscrizione nel registro degli indagati – come pura forma di garanzia – è stata necessaria per permettergli di partecipare agli accertamenti tecnici irripetibili con un proprio consulente di parte.
«Faremo di tutto affinché emerga la verità»
Nel frattempo, le famiglie di Rivola e Veronesi si sono affidate a Giesse Risarcimento Danni. «Stanno emergendo alcuni elementi che, se confermati, fanno venire i brividi – spiega Fausto Sgarbi, referente Giesse -. Noi stiamo seguendo il procedimento penale tramite il nostro legale fiduciario, Norberto Quieti, e faremo di tutto affinché emerga la verità su quanto accaduto. I numerosi e scrupolosi accertamenti della Procura cercheranno ora di appurare se, oltre alle due morti sospette, ci siano stati anche dei maltrattamenti nei confronti di alcune decine di pazienti della struttura».
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