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Più di duecento persone al presidio in stazione organizzato spontaneamente dalla cittadinanza. Il Centro sociale Pedro occupa la prefettura: «Non accettiamo che la nostra città diventi un laboratorio di repressione sociale». Chiara Gallani, consigliera comunale di Coalizione Civica: «La zona rossa non risolve i problemi ma, ancora peggio, semina un clima di paura e di conflitto sociale, come se fossimo in una zona di guerra. Questo è pericoloso e fa entrare le persone in un clima di conflitto, arrivando poi a multare le persone senza dimora»
Multare i senzatetto che bivaccano alla stazione perché in “zona rossa”. Succede a Padova, dove in base alla direttiva Piantedosi, come in altre città d’Italia, sono state istituite delle “zone rosse”. L’8 febbraio, due donne senza dimora sono state multate per bivacco alla stazione, luogo dichiarato “zona rossa” dal prefetto. Una di loro ha ricevuto una sanzione di 300 euro perché non aveva rispettato il provvedimento di allontanamento di 48 ore, che è stato poi nuovamente inflitto ad entrambe. Le due donne hanno ricevuto i provvedimenti mentre stazionavano a pochi passi dalla mensa della cucina popolare che accoglie, ogni giorno, tantissime persone. All’interno degli spazi delle cucine economiche popolari, infatti, persone indigenti e senza dimora possono trovare il servizio mensa, docce, lavaggio vestiti, guardaroba e un servizio sanitario dedicato.
Solidarietà cittadina
In una nota congiunta di Diocesi, Comunità di Sant’Egidio, cucine popolari, Caritas di Padova e Beati costruttori di pace, si legge: «Sentiamo la necessità di chiedere alle istituzioni e alle forze dell’ordine di trovare strade comuni per aiutare le persone più vulnerabili, sole e povere. Non è con le multe ai poveri che si risolve il problema del degrado in città, ma con politiche di contrasto alla povertà».
La notizia della multa alle donne senza dimora ha toccato da vicino la sensibilità di movimenti, associazioni, realtà politiche e privati cittadini. Così, in poco tempo, tramite passaparola, le persone si sono organizzate per trovarsi proprio davanti alla stazione di Padova per un presidio di solidarietà, nella serata di martedì 11 febbraio. Più di duecento persone si sono ritrovate per dimostrare che Padova non è la città delle zone rosse, ma un luogo accogliente e solidale. Oltre a cittadine e cittadine, erano presenti esponenti di Coalizione Civica, Partito Democratico, Giuristi democratici e attivisti di varie realtà cittadine.
Chiara Gallani, consigliera comunale di Coalizione Civica, dice a Domani: «Padova è una città che aiuta, e continuerà a farlo». Gallani ricorda che ogni anno, a Padova, viene organizzata la Notte dei senza dimora. In merito alla zona rossa, afferma che i cittadini e le cittadine se la sono trovata imposta dall’alto: «Non risolve i problemi e, ancora peggio, semina un clima di paura e conflitto sociale, come se fossimo in una zona di guerra. Questo è pericoloso e fa entrare le persone in un clima di conflitto, arrivando poi a multare le persone senza dimora». Anche le associazioni Avvocato di Strada e La Strada Giusta hanno espresso forte preoccupazione per l’adozione dell’ordinanza prefettizia: «Come associazioni operanti sul territorio riteniamo che le tematiche sociali e di sicurezza vadano affrontate in rete, tramite il coinvolgimento non solo di enti pubblici e autorità, ma anche di tutte quelle realtà che da anni si spendono concretamente nelle aree interessate, realizzando progetti ed attività e maturando un’esperienza che potrebbero proficuamente condividere». La linea intrapresa con questi provvedimenti: «Rischia di apparire meramente repressiva con l’unico effetto di marginalizzare ulteriormente i soggetti più deboli, spostando i disagi da una zona all’altra della città».
Occupazione della prefettura
Mercoledì pomeriggio, il centro sociale Pedro di Padova, ha deciso di occupare simbolicamente la prefettura «per protestare contro la gestione urbana basata sulla repressione». Lisa Giacon del Centro sociale occupato Pedro, raggiunta da Domani, racconta: «Le multe alle persone senza dimora sono la conseguenza di una politica escludente e repressiva verso le persone che si trovano in difficoltà e in povertà». «Padova – ricorda Giacon – è una città solidale, piena di realtà che ogni giorno lavorano per risolvere problemi. Con l’istituzione della zona rossa di certo non si risolvono i problemi ma si spostano, acuendo le disparità sociali».
In merito alle motivazioni dell’occupazione della prefettura, Giacon spiega: «Chi vuole le zone rosse deve accorgersi che queste politiche repressive sono assurde ed escludenti. Abbiamo deciso di occupare con i nostri corpi la prefettura di Padova, dato che la stessa è un’emanazione del governo». Attiviste e attivisti si sono seduti davanti ai locali della prefettura, raccontando al megafono i motivi della protesta. Dopo poco, sono stati portati via a braccia dalle forze dell’ordine: «Mentre eravamo seduti a terra a gambe incrociate l’intervento della polizia è stato celere, muscolare e aggressivo. Ci hanno subito portati via, abbracciando a pieno la norma anti Gandhi».
Questa azione, annuncia Giacon, «sarà la prima di altri momenti di opposizione cittadina al provvedimento. Non accettiamo che la nostra città diventi un laboratorio di repressione sociale». Attiviste e attivisti denunciano la deriva securitaria che sta colpendo duramente le persone povere e in difficoltà, per via della grande discrezionalità garantita alle forze dell’ordine, che di fatto possono allontanare chiunque impedisca «l’accessibilità e la fruizione» di un luogo pubblico.
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