Mediatore culturale, rapper e sportivo. Jacob Bamba, in arte Muso, è un personaggio poliedrico che sta diventando sempre più famoso – a San Mauro e non solo – grazie ai suoi contenuti su Instagram e YouTube, dove condivide le sue passioni per lanciare messaggi di inclusività e integrazione.
Muso, acronimo di Mente Umana Socialmente Operativa, è arrivato in Italia dalla Guinea quando aveva undici anni, trascorrendo la sua adolescenza a Napoli. Dodici anni fa si è trasferito a Torino, nel quartiere Bertolla, formandosi come mediatore culturale e collaborando con varie cooperative che operano in contesti d’immigrazione.
«Realizzo dei video per dare dei messaggi sociali e di unione, divertendomi e facendo sport sul Ponte Vecchio. Io abito a Bertolla, e San Mauro è un posto molto caloroso. Quando vengo qua mi diverto molto», ha raccontato Muso, in riferimento ai suoi video sia di sport che di musica.
Dietro ai suoi brani, per niente scontati, c’è un grande impegno personale: «C’è tutto uno studio dietro. Mi sono fermato prima della pandemia, quando stavo per far uscire il mio album ‘Emblema’. Quell’album mi ha dato la possibilità di trasmettere quello che ho vissuto qui in questi anni in Italia. È stata una rivelazione per me: usare i social come mezzo di comunicazione per raccontare ciò che vivo in Italia da ventiquattro anni. E poi sto usando anche lo sport per veicolare i miei messaggi sociali di inclusività: attualmente la discografia italiana non è proprio pronta ad ascoltare una persona come me. Ho tanto da dire, e ci sono diversi modi: lo sport è uno di questi».
Grande è anche la sua attenzione per le periferie: non solo Bertolla e San Mauro, ma anche zone più complicate come Barriera di Milano. «Le periferie sono il fulcro dell’arte e della civiltà di una città», dice in un suo video su YouTube.
«Sia Bertolla che Barriera appartengono alla città in cui vivo. Posso parlare anche di San Salvario, perché ci ho vissuto, così come di Barriera di Milano che di San Mauro. Del resto, quando faccio sport, parto da Bertolla, faccio il parco L’Eliana e arrivo a San Mauro alla Pagoda. Sono punti fondamentali per l’energia che incanalo per distribuire ciò che apprendo sui social».
Muso ama profondamente l’Italia, ma ha dichiarato che questo suo amore a volte non è ‘corrisposto’: «Questo mio amore non corrisposto si lega alle cose sociali che ho fatto, specialmente in passato in Barriera di Milano. Io sono un ambasciatore della mia famiglia: l’educazione mi è rimasta e mi ha reso l’uomo che sono oggi. L’Italia mi ha cresciuto: sono arrivato qui da bambino, e oggi sto per farmi una famiglia. Mi sento italiano. Ciò però non è corrisposto dalla classe politica. A me non interessa tanto parlare di sinistra o di destra, ma la parte artistica e umana dell’Italia, e in questo il mio amore non è corrisposto».
Le sue passioni, sport e musica, sono nate in lui in modo autonomo rispetto all’ambiente circostante, non guardando a singoli ‘idoli’, ma lasciandosi trasportare dalla sua ispirazione e collaborando anche con le scuole e con gli artisti sanmauresi emergenti del Centro giovani. Spesso sono ragazzi più giovani di lui, a cui Muso dà preziosi consigli che lui non ha avuto la fortuna di ricevere all’inizio della sua carriera.
Non è solo un rapper e uno sportivo, ma anche uno scrittore di libri incentrati su tematiche sociali: «L’ultimo libro che ho scritto, intitolato ‘Che lingua parla la paura’, parla delle paure dei vari personaggi della società, grazie al contributo del Centro Interculturale di Torino e della mia ex professoressa del Boselli, che mi aiuta nella scrittura. Con quello che faccio, cerco anche attraverso la scrittura di raccontare la mia storia. Io credo che la migliore arma per combattere razzismo e bullismo sia il sorriso: è importante riconoscersi nella società, sapere dove viviamo e dove abbiamo messo le nostre radici. Bisogna essere leggeri, altrimenti tutte le critiche ci piomberanno addosso come dei macigni. L’ispirazione si può trovare nei nostri cuori: distribuire amore e sorrisi è l’unico modo per abbattere i muri che costruiamo ogni giorno».
Muso è quindi molto più di un artista: è un esempio di come si possano costruire ponti tra culture, generazioni e periferie. Con la sua musica, il suo sport e le sue parole, dimostra che l’integrazione non è solo un obiettivo sociale, ma un’opportunità per arricchire tutti, per una comunità più inclusiva e consapevole. In un mondo che spesso alza muri, il suo invito è di cercare ispirazione e di credere che il cambiamento – per quanto difficile – comincia sempre da noi.
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