Parigi-Berlino, mai così in difficoltà
2024. L’anno più buio che ha visto l’Euro dalla sua introduzione sul mercato.
I due Paesi “forti”, quelli che per anni hanno creato il destino dell’Europa, stanno “tenendo il passo”. E’ un periodo che dura oramai da tre anni. Da dopo il Covid, Francia e Germania stanno procedendo velocemente al declino economico.
All’inizio vi era incredulità
La crisi dei due Paesi si sussurrava. Oggi invece è quasi un grido unanime. Parigi e Berlino sono in evidente difficoltà, la peggiore da quando a inizio del nuovo millennio l’Euro è diventata la moneta ufficiale. A inizio millennio, Francia e Germania erano le prime della classe, i locomotori che trainavano un continente rinvigorito dalla nuova moneta e dai liberi scambi commerciali.
Un motivo di orgoglio, questa nuova moneta, in quanto in un attimo era riuscita a far cadere i limiti dei confini geografici e il peso storico delle tante rivalità conflittuali succedute nei secoli nel continente
Germania e Francia, uno a vocazione industriale, l’altro come produttore di energia (in primis atomica), decidevano i destini di tutti i Paesi europei. Ora le economie dei due ex colossi europei languono. Sono proprio loro a far precipitare al ribasso tutte le statistiche economiche del vecchio continente.
Sono proprio loro le principali protagoniste della contrazione generalizzata
Lo dimostrano i numeri impietosi degli indici economici, una sorta, quest’ultimi, di analisi sullo stato dell’arte.
La Francia durante tutto il 2024 ha registrato una progressiva contrazione dei volumi di produzione e degli ordini delle sue imprese. Le aspettative degli operatori economici d’oltralpe sono negative anche per il 2025, complice anche una situazione politica complessa.
Solo a settembre Macron ha dato il via libera al nuovo esecutivo che, però, non rispecchia in pieno il risultato delle elezioni di fine giugno scorso
Il primo ministro nominato dal Presidente Macron è Michel Barnier, che non piace né all’estrema destra francese né alla sinistra, ma che ha avuto comunque il merito di superare l’empasse di stallo dell’esecutivo francese. Non senza difficoltà, però, nella gestione di politica interna.
Parigi dunque al palo in produzione e domanda, ma in Germania non va meglio. Anzi. Quella che una volta era indicato come leader d’Europa offre preoccupanti segni di difficoltà.
Non solo l’industria batte il passo, ma anche l’attività dei servizi ha registrato una forte contrazione da inizio 2024.
La domanda interna è in caduta libera
Il cancelliere Scholz afferma senza mezzi termini che la situazione in Germania è grave. A inizio novembre ha liquidato senza tanti preamboli il suo ministro delle finanze Christian Lindner. La coalizione verdi-sinistra ha vacillato, tuttavia Scholz è ancora al comando.
Con i suoi esponenti governativi, il cancelliere sta cercando di attuare politiche economiche tese a rendere sostenibili i costi dell’energia e fissare un tetto alle tariffe per le industrie tedesche, sta promovendo nuove politiche di investimento industriale, e sta tentando di salvaguardare, tramite politiche espansionistiche, i posti di lavoro dell’industria automobilistica tedesca.
La paura è che il Paese cada nel caos
Se queste proposte tedesche andranno a buon fine ancora è da vedere. Sta di fatto che la Germania è la “grande malata” di tutta l’area Euro e sta contribuendo più di ogni altro Paese europeo a far scendere drasticamente i dati economici complessivi dell’intera Eurozona.
In tutto questo contesto, l’Euro dimostra tutta la propria debolezza. 1,04 è il cambio euro/dollaro di oggi, ben lontano dai traguardi di una parità che nel corso della vita Euro è stata raggiunta in più di ogni occasione e che sarebbe l’obiettivo principale.
Si attende con estremo interesse la riunione prenatalizia della Bce, che dovrebbe portare ad un taglio di 50 punti dei tasso di interesse, una boccata di aria per tutto il vecchio continente
Un momento complesso di Francia e Germania, quindi, sia dal punto di vista economico e politico, aggravato inoltre dai due conflitti bellici in corso che rendono difficili la ripresa delle transazioni internazionali. Al momento, purtroppo, la fine del tunnel non si vede.
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