Roma, 27 nov. (Adnkronos) – Un pasticcio. Che poteva essere evitato. A Giorgia Meloni, raccontano, non sarebbe affatto andato giĆ¹ il doppio passo falso della sua maggioranza al Senato con il governo battuto una prima volta in commissione Bilancio sul canone Rai (Forza Italia ha votato con l’opposizione contro la riduzione del contributo per la tv pubblica da 90 a 70 euro fortemente voluto da Matteo Salvini) e una seconda volta, sempre a palazzo Madama, su un emendamento sulla sanitĆ calabrese firmato dal senatore azzurro Claudio Lotito, evidente fallo di reazione della Lega. Un inciampo che “non giova a nessuno”, filtra da Palazzo Chigi a stretto giro dal primo incidente di giornata.
La premier, riferiscono fonti parlamentari, sarebbe rimasta molto infastidita da quanto accaduto, per aver dato l’immagine di superficialitĆ e litigiositĆ a pochi giorni dal vertice di domenica scorso, dove avrebbe chiesto e strappato ai suoi alleati la promessa di evitare polemiche e forzature su temi divisivi. Da qui la freddezza nei confronti di Antonio Tajani, percepita stamane al Med Dialogues (rapida stretta di mano, ndr) -“se abbiamo trovato l’accordo per un cessate il fuoco in Libano possiamo farlo pure sul canone Rai”, ha tagliato corto la premier con i cronisti, derubricando le frizioni “in schermaglie”, nulla di “particolarmente serio”. Ora bisogna andare avanti e lasciarsi tutto alle spalle in fretta, concentrarsi sui prossimi impegni, la linea che filtra infatti da Palazzo Chigi. Dove, assicurano, non figurano in agenda nuovi vertici di maggioranza: “lasciar decantare e guardare avanti, il presidente tira dritto”, confermano fonti parlamentari vicine a Meloni.
Sul canone Rai ci sarebbe stato un combinato disposto di fattori, che avrebbero portato all’incidente, esponendo di nuovo il centrodestra all’ennesimo scivolone. Nella coalizione, insomma, si respira un clima di tutti contro tutti. C’ĆØ chi se la prende con il sottosegretario al Mef Lucia Albano, che forse avrebbe potuto fare di piĆ¹ per evitare il patatrac finale; chi invece accusa i leghisti di aver fatto una forzatura, violando il ‘patto di non belligeranza’ firmato chez Giorgia e chi, infine, se la prende con gli azzurri, che avrebbe potuto lasciare l’Aula o comunque scongiurare il patatrac.
Raccontano che il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, abbia mediato fino alla fine. Tante le soluzioni che ha provato a mettere in campo, andando oltre l’invito ad accordarsi tra alleati. Ma nessuna ipotesi, durante i vertici di maggioranza a Palazzo Madama, ha portato a superare l’impasse. Da ultimo, questa mattina, l’influenza ha tenuto lontano dalla Commissione Bilancio lo stesso Ciriani, mettendolo fuori gioco per un tentativo di conciliazione in extremis.
Antonio Tajani dice chiaramente che la “posizione di Fi non ĆØ mai cambiata”: ”L’abbiamo detto sin dall’inizio che era sbagliato spendere 430 milioni euro per una partita di giro. Invece di tagliare il canone Rai che costa 50 centesimi al cittadino italiano, con quei 430 milioni di euro facciamo un’operazione per tagliare sul serio le tasse”. Il ministro degli Esteri immaginava di ”metterli in un pacchetto dell’Irpef aggiungendoli a quelli del concordato fiscale o si poteva usarli per la sanitĆ ”.
Dietro il ‘no’ del partito forzista al ‘taglio’, chiarisce ancora una volta il vicepremier, non c’ĆØ la famiglia Berlusconi, nĆØ Piersilvio, nĆØ Marina. ”Sono grande e grosso, ho 70 anni, ma vi pare che prendo ordini da qualcuno?”, si sfoga il segretario nazionale di Fi, che aggiunge: ”Tanto, ĆØ inutile che vi dico delle cose, tanto scrivete sempre quello che volete… CosƬ sulle banche, ora sul canone Rai: ogni cosa che facciamo, la facciamo perchĆ© c’ĆØ qualcuno che ci dice cosa dobbiamo fare…”.
A chi dentro Fdi manifesta irritazione, Fi fa sapere di non aver certo forzato la mano. Abbiamo sempre detto ‘no’ al taglio del canone Rai, non lo si scopre adesso, fa sapere un big forzista a mezza bocca, che ricorda come all’ultimo vertice i leader centrodestra avevano detto che su temi divisivi, come la Rai, bisognava evitare di alimentare tensioni. “La sforbiciata al canone andava evitata lo scorso anno, quando ĆØ stata introdotta -spiega una fonte di Fdi- ormai ĆØ deleterio tornare indietro, per questo abbiamo deciso di votare a favore”. I Fratelli d’Italia rimarcano inoltre di aver tenuto fede anche all’impegno sull’altro emendamento, sulla sanitĆ calabrese, poi affossato dai leghisti che hanno cosƬ mandato di nuovo sotto il governo. Una ‘risposta’ che i meloniani non avrebbero gradito, men che meno la presidente del Consiglio. Salvini dice di ”non aver sentito Tajani (”avrĆ da fare, anche io ho da fare” ma “ci messaggiamo”) e tira in ballo Silvio Berlusconi: ”Ricordo che Berlusconi riteneva che il canone fosse una tassa, una gabella” ma “non da cancellare”.
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