Sassari Antonio Natante, 71 anni, sassarese in pensione, non ha mai chiesto niente a nessuno. È calmo e parla a bassa voce. Da 6 mesi, con rastrello, scopa e sacco, senza perdere un giorno, pulisce la lunga strada dove abita con la famiglia: via dell’Anziano, cuore del quartiere Latte Dolce, parallela di via Bottego. Ma non solo: offre da mangiare anche ai piccioni. Che oramai lo riconoscono e lo circondano quando lo vedono, in attesa di essere imboccati. «Sono in pensione, non ho nulla da fare e cerco solo di rendermi utile pulendo la via in cui risiedo da anni – spiega il pensionato -.Sui piccioni devo dire che sono miei amici, molto intelligenti. Non tutti sono d’accordo che dia loro un po’ di cibo. Dicono che portino malattie. Secondo me non è vero».
Quindi Antonio si sofferma sul quartiere: «Noi abitanti di Latte Dolce a volte ci sentiamo abbandonati – riflette -. Forse ci fidiamo troppo delle promesse. I politici passano e poi spariscono. Non tutti, ma la maggior parte. E rimaniamo con i soliti problemi di sempre: incuria e mancanza di servizi. Anche i netturbini sono pochi, e quei pochi, sia chiaro, fanno il proprio dovere. Ma non basta. Specie in questo periodo di novembre, quando cadono le foglie ingiallite dagli alberi». Qualche amico gli domanda chi glielo faccia fare a sacrificarsi. «Un quesito che non ha risposta – ribatte il -. Pulisco e basta. Non me lo ha chiesto nessuno e lo faccio volentieri».
Ne ha visto parecchie nella sua vita Antonio Natante che a Latte Dolce, dove quasi tutti prima avevano un soprannome, tutti conoscono come Burro. È in pensione da 5 anni, sposato, con 3 figli. Ha lavorato per tanti anni come metalmeccanico al Petrolchimico di Porto Torres, che quando Antonio ha cominciato era ancora la Sir di Rovelli, poi divenuta proprietà di Eni. «C’erano tante persone – ricorda Burro – Ora mi dicono che degli impianti non sia rimasto più nulla. C’è questa Chimica Verde, ma francamente non so cosa sia e penso non lo sappiano in tanti. Ad ogni modo dopo l’industria ho lavorato qualche tempo al cimitero comunale. Insomma – commenta Antonio con ironia – non mi sono fatto mancare nulla. Ed eccomi qua: con la mia scopa e il sacco che ogni giornata mi regalano gli amici. Ed il mangiare per i piccioni».
Sogna un quartiere vivace come i primi tempi Antonio Natante. «Vorrei che gli anziani uscissero di più invece di stare sempre chiusi in casa – aggiunge -. Sarebbe bello se passeggiassero in questa via, magari più pulita, e scambiassero qualche chiacchiera con i più giovani. Io comunque ci spero sempre, anche quando raccolgo le foglie da terra». Nel frattempo lo incrociano alcuni passanti. Salutano. Uno gli dice “bravo”. Burro risponde con garbo. Un piccolo sorriso, un cenno col capo e poi si rimette a pulire. Nella via, poco transitata, si sente appena il rumore della sua scopa sopra il marciapiede consumato. E i piccioni festanti che volteggiano attorno a lui.
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