«Condivido con voi una buona notizia sul lavoro del governo nel contrasto all’evasione fiscale». È da poco passata l’ora di pranzo di martedì, quando Giorgia Meloni diffonde attraverso i canali social tutta la sua soddisfazione sugli ultimi dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate.
Lo fa con un video-messaggio lungo poco più di due minuti, in cui rivendica risultati che sono frutto, sì, «dell’ottimo lavoro dell’Agenzia» ma anche, e soprattutto, «di specifiche norme» introdotte dal suo esecutivo. Nel 2024, dice la premier, «la somma recuperata ha raggiunto la cifra record di 33,4 miliardi di euro, ben 8,2 miliardi in più rispetto al 2022 quando questo governo non si era ancora insediato». Una somma, aggiunge con fierezza, «mai raggiunta prima nella storia della nostra nazione».
«Ci accusano di aiutare gli evasori, di allentare maglie del Fisco e persino di nascondere dei condoni immaginari» incalza Meloni, rispedendo al mittente le critiche delle opposizioni sulla nuova ipotesi di rottamazione quinquies targata Lega, che lei stessa sembra gradire poco. In realtà, spiega, «la nostra visione è chiara: non c’è spazio per chi vuole fare il furbo», mentre «chi è onesto e magari si trova in difficoltà merita di essere messo nelle condizioni di pagare ciò che deve e di essere aiutato dallo Stato».
In che modo? È proprio su questo dilemma amletico che, infatti, le posizioni all’interno del governo tendono irrimediabilmente a divaricarsi.
Da una parte c’è il Carroccio, pronto a lanciare una nuova definizione agevolata che copra le cartelle non pagate per tutto il 2023. Ancora ieri, il presidente leghista della commissione Attività produttive della Camera Alberto Gusmeroli è tornato a ripetere: «La nostra proposta di rateizzazione lunga rappresenta una soluzione lungimirante e definitiva» che permetterebbe a 23 milioni di italiani di sanare in «modo sostenibile» gli arretrati. Dall’altra, tutto il resto delle forze di maggioranza (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi Moderati), che punta su riforma del fisco e taglio dell’Irpef per il ceto medio.
La risposta, sibillina solo all’apparenza, la fornisce Meloni stessa: l’intenzione di tendere la mano pubblica ai contribuenti in difficoltà, dice, è stata ben recepita da famiglie e imprese, «come dimostra l’andamento dei versamenti spontanei che sono aumentati di circa 70 miliardi in due anni».
Più fiducia nel Fisco e meno scappatoie, dunque. A sostenere la posizione di FdI sono proprio i dati resi noti poche ore prima dal direttore dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, Vincenzo Carbone: nel 2024, si leggeva nella Relazione annuale dell’Agenzia, gli incassi legati a rottamazione e pagamenti di residui pendenti della vecchia pace fiscale sono scesi in un anno del 30% fermandosi a 3,5 miliardi di euro, mentre i versamenti spontanei sono saliti nello stesso periodo dell’8% toccando la quota di 587 miliardi di euro.
LA RIFORMA
È dunque questa, ribadisce Giorgia Meloni rivolgendosi indirettamente all’alleato leghista, la strada da seguire. La stessa che il governo ha già da tempo intrapreso di buona lena approvando una «riforma del fisco che l’Italia aspettava da oltre mezzo secolo, e che intende costruire un sistema tributario più equo e più moderno».
Riforma a cui il governo – nella persona del viceministro all’Economia Maurizio Leo, titolare della delega – sta per dare pieno compimento: «Siamo già al quattordicesimo decreto legislativo di attuazione».
«Vogliamo uno Stato che non opprima più famiglie e imprese ma che aiuti la società a crescere e prosperare utilizzando i soldi dei cittadini con lo stesso criterio di un buon padre di famiglia – conclude la presidente del Consiglio – questo è l’impegno che abbiamo preso con i cittadini e che intendiamo rispettare, punto per punto».
Con la riforma targata Leo, però, e non con le rottamazioni che la Lega continua a reclamare a gran voce annunciando addirittura iniziative di piazza. Il messaggio ai naviganti è forte e chiaro: avanti con il «fisco amico» e basta, una volta per tutte, a condoni e rottamazioni. E gazebo.
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