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Affitti brevi, le regioni ancora in ritardo — idealista/news #finsubito richiedi mutuo fino 100%


A partire dal 1° gennaio 2025, tutte le unità immobiliari destinate alla locazione turistica in Italia dovranno adeguarsi alle disposizioni previste dal nuovo decreto legge. Tra gli obblighi principali: l’ottenimento del Codice Identificativo Nazionale (CIN), la dotazione di dispositivi di sicurezza minimi e la presentazione della Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) al Comune di competenza. Ma alcune regioni sono ancora in ritardo: ecco quali.

CIN, le regioni in ritardo

L’adeguamento alla normativa sugli affitti brevi riguarda le oltre 548.700 strutture già registrate in Italia. Tuttavia, secondo i dati forniti dal Ministero del Turismo, il 37% di queste non ha ancora richiesto il CIN, una situazione che potrebbe comportare problematiche per molti operatori del settore.

Il ritardo nella richiesta del CIN varia sensibilmente a livello regionale. Il Friuli Venezia Giulia detiene la “maglia nera” con il 60% delle strutture ancora prive del codice, seguito dalle Marche (45%) e dalla Liguria (44%). Tra le altre regioni meno virtuose si trovano l’Abruzzo (42%), la Puglia (41%), l’Umbria e il Veneto (38%), mentre Sicilia e Calabria si fermano al 37%.
Di contro, le regioni più virtuose sono la Basilicata, dove oltre l’84% degli operatori ha già provveduto all’adempimento, il Trentino-Alto Adige e la Valle d’Aosta (74%), seguite dalla Campania con il 72%.

Obblighi e sanzioni se non si ha il CIN

Una volta ottenuto, il CIN dovrà essere esposto all’esterno dello stabile e indicato in ogni annuncio pubblicitario, sia su supporto cartaceo che digitale. Questo riguarda in particolare le piattaforme delle online travel agencies (OTA) come Airbnb e Booking.

L’avv. Gennaro Sposato, dello studio multidisciplinare Rödl & Partner, avverte sulle sanzioni in cui si incorre nel caso di mancanze:

  • Mancanza del CIN: sanzioni pecuniarie da 800 a 8.000 euro;
  • Mancata esposizione del CIN: multa da 500 a 5.000 euro, oltre alla rimozione immediata dell’annuncio irregolare;
  • Requisiti di sicurezza non rispettati: multe regionali o statali, con importi che variano in base alle norme locali;
  • Assenza di rilevatori di fumo o estintori: sanzioni da 600 a 6.000 euro.

In caso di attività imprenditoriale, il decreto impone anche la presentazione della SCIA presso lo Sportello Unico per le Attività Produttive del Comune. La mancata presentazione comporterà una multa da 2.000 a 10.000 euro, proporzionata alla dimensione dell’immobile.

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CIN, poco tempo per adeguarsi

Con il termine del 1° gennaio 2025 che si avvicina, il settore turistico italiano è chiamato a una corsa contro il tempo per adeguarsi. Non solo per evitare le pesanti sanzioni previste, ma anche per garantire maggiore trasparenza e sicurezza in un mercato sempre più competitivo.

Gli esperti invitano tutti i proprietari a informarsi presso i propri Comuni e a verificare la conformità delle strutture ai nuovi requisiti. Una mossa necessaria per chi intende continuare a operare nel settore delle locazioni turistiche in linea con le normative nazionali e regionali.



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