A Pinguente è in vendita un pezzo di storia della località istriana ritenuta la città dei tartufi per antonomasia. Stiamo parlando dell’Albergo Fontana, a tre stelle, il nome originario era però Albergo alla Fontana, che ora attende un nuovo proprietario disposto a rilevarlo.
Il prezzo indicato sul portale di avvisi economici è di 3,2 milioni di euro. «Lo mettiamo in vendita – cosi al portale 24sata Mladen Merlic, proprietario dell’azienda Vilstroj di cui l’hotel fa parte dal 2008 – perché l’attività alberghiera non rientra più nelle nostre strategie».
L’albergo si estende su una superficie di 3 mila metri quadrati, dispone di 54 camere comprese 3 suite per un totale di 103 posti letto. Della struttura alberghiera fanno parte poi anche il ristorante con 100 posti a sedere, il casinò, il salone di parrucchiere, la sala conferenze da 70 posti e gli uffici.
L’hotel, cosi com’è adesso, venne costruito in stile socialista nel 1981 nello stesso punto in cui prima sorgeva la struttura originaria, vale a dire l’Albergo alla Fontana, raso al suolo per far posto a un edificio ritenuto più moderno, oltre che più funzionale.
I pinguentini più anziani, però, ricordano con grande nostalgia il vecchio hotel perché, come dicono, aveva un’anima e aveva accompagnato Pinguente per un lungo periodo, tra l’altro uno dei più fiorenti della sua storia.
Venne costruito nel 1850, dunque molto prima del Quarnero di Abbazia, il primo albergo sulla costa Adriatica orientale, aperto nel 1884. Era sorto in un punto strategico, ai piedi della città vecchia di Pinguente, al crocevia delle strade per Fiume, Trieste, Pisino e Pola.
L’albergo aveva una quindicina di camere, la cucina, il ristorante, una sala con il biliardo, un’altra sala con il pianoforte, la scuderia e più in là nel tempo arrivò anche una rimessa per l’assistenza delle automobili. Vi lavoravano come dipendenti fissi tra le 15 e le 20 persone.
Agli inizi degli Anni Settanta dello scorso secolo nella sua cucina venivano preparate ben 900 merende al giorno per gli occupati di Pinguente: solo alla Cimos ce n’erano 500, gli altri lavoravano al maglificio Nada Dimic, nell’industria del legno Drvoplast e in altre aziende.
Il sabato era solitamente prenotato per le feste di matrimonio mentre la domenica qui si organizzavano banchetti di vario genere.
Il suo ultimo proprietario privato fu Massimo Cerovac, nato nel 1891, che dopo la seconda guerra mondiale si vide nazionalizzare l’albergo dal regime di Tito. Decise allora di optare per l’Italia, assieme alla moglie Gilda, e da allora non si ebbero più sue notizie.
«Con la sua demolizione – ricorda qualcuno con un pizzico di nostalgia – se n’è andata per sempre la Pinguente gioiosa e piena di vita che adesso non esiste più»
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