La Russia svela il Geran-3: cosa può fare il nuovo drone kamikaze di Putin

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Con l’evoluzione dei conflitti armati nel ventunesimo secolo, l’uso di droni kamikaze sta diventando una strategia sempre più comune. Questo fenomeno si inserisce in un quadro caratterizzato da una crescente competizione tra le potenze mondiali, in cui la tecnologia militare gioca un ruolo di primo piano. In questo contesto, l’emergere di nuovi veicoli aerei senza pilota, come il drone kamikaze alimentato a turbogetto Geran-3, evidenzia la trasformazione delle capacità belliche e delle strategie offensive della Russia

Il Geran-3, con la sua progettazione avanzata e le performance tecniche superiori, rappresenta un ulteriore passo avanti nella guerra moderna ed una probabile preoccupazione per Kiev. La sua capacità di condurre attacchi di precisione e di operare in teatri complessi apre, infatti, nuovi scenari di riflessione all’interno dell’attuale scacchiere geopolitico.

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Un drone “simile” allo Shahed-238?

Di recente, le agenzie di intelligence ucraine hanno messo in evidenza un’importante novità nel conflitto in corso: la Russia ha avviato la produzione del drone kamikaze Geran-3. Questo velivolo, secondo gli addetti, sembra rappresentare una copia dell’iraniano Shahed-238. Dall’analisi delle risorse aperte risulta che il drone sarebbe in grado di raggiungere velocità comprese tra i 550 e i 600 km/h e di operare su distanze di circa 2.500 chilometri.

Le specifiche tecniche del Geran-3 sembrano amplificare le capacità offensive delle forze russe, costituendo una seria minaccia per le Forze Armate ucraine. È interessante notare la relazione diretta tra il Geran-3 e il suo predecessore, lo Shahed-238. Già alla fine del 2023, le forze di Mosca avevano sperimentato l’uso del Uav iraniano per attacchi sul territorio ucraino, evidenziando un aumento significativo nell’impiego di tecnologie avanzate nei conflitti contemporanei.

Alcune narrazioni riportano che lo Shahed-238 è stato presentato pubblicamente in Iran nell’autunno del 2023, suscitando preoccupazioni a livello globale riguardo alla proliferazione e all’accessibilità di droni militari di nuova generazione. Tale sviluppo sembra porre, a questo punto, interrogativi importanti sulle dinamiche della guerra moderna e sull’evoluzione delle capacità militari nel conflitto contro Kiev.

Cosa sappiamo dai servizi segreti ucraini

Secondo quanto riferito, il portale War & Sanctions ha fornito un’analisi approfondita sull’impiego di componenti stranieri nelle armi russe, ponendo particolare attenzione ai droni utilizzati da Mosca nel conflitto in corso con l’Ucraina. A partire dal 2025, sono emersi cambiamenti significativi nel design del drone Shahed-136. Tali trasformazioni mettono in evidenza come le attuali dinamiche geopolitiche siano strettamente collegate alle capacità militari della Russia, suggerendo che il Paese stia cercando di adattarsi strategicamente a un contesto di crescente pressione internazionale.

Evoluzioni tecniche e adattamenti tattici

Le modifiche apportate allo Shahed-136, si apprende, evidenziano un adattamento tattico da parte dei progettisti russi. L’introduzione di una nuova unità di combattimento, che pesa 90 kg, rappresenta un’evoluzione significativa rispetto ai modelli precedenti. Un ulteriore cambiamento riguarda il riposizionamento del controller di volo e dell’unità di distribuzione dell’energia, ora collocati nella parte posteriore del drone. Questa mossa strategica potrebbe migliorare la stabilità in volo, soprattutto in scenari operativi complessi, aumentando così l’efficienza del velivolo e ampliando le sue capacità operative.

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La ricerca di diversificazione

Un aspetto particolarmente interessante, secondo l’intelligence, è anche l’antenna CRP a 8 canali, etichettata come “Parti di attrezzature agricole” e con un numero di produzione datato 2024. Questo stratagemma mette in luce la volontà dei produttori russi di occultare l’origine reale dei loro componenti, ricorrendo a pratiche ingegneristiche per mascherare la provenienza, specialmente da paesi come Iran e Russia. Inoltre, la sostituzione di componenti di origine americana e europea con alternative cinesi, come nel caso dell’antenna del drone Shahed-136, riflette la resilienza della Russia nell’affrontare le sanzioni e una strategia più ampia di diversificazione delle fonti di approvvigionamento tecnologico. In questo contesto, le autorità ucraine riconoscono l’importanza delle sanzioni economiche e del controllo delle esportazioni come strumenti fondamentali per limitare la capacità di Mosca di sostenere il suo complesso militare-industriale.

In conclusione, ciò che al momento risulta evidente è l’emergere del drone kamikaze Geran-3 non solo segna un progresso notevole nella tecnologia militare russa, ma mette in rilievo l’importanza di una risposta strategica da parte dell’Ucraina. Con la crescente minaccia aerea rappresentata da questo nuovo velivolo, Kiev potrebbe fare affidamento su una gamma di sistemi di difesa, tra cui missili a lungo raggio e sistemi portatili di difesa antiaerea. In particolare, l’arrivo del sistema Gravehawk, fornito dal Regno Unito e progettato per il lancio di missili R-73, offrirebbe un ulteriore strumento per contrastare efficacemente le incursioni aeree russe.

In un’epoca caratterizzata da tensioni internazionali crescenti, è essenziale che l’Ucraina continui a modernizzare e potenziare le proprie capacità difensive per affrontare le sfide del modern warfare. La sinergia tra tecnologia avanzata e strategie militari adattate sarà fondamentale per garantire la sicurezza alla popolazione nelle attuali dinamiche di conflitto.



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