Il costo di frutta e verdura a Sassari.
di Antonio Piga
Negli ultimi mesi, anche a Sassari, il carrello della spesa ha subito un’impennata preoccupante, in particolare per quanto riguarda i prezzi di frutta e verdura. A pesare sono una serie di fattori economici e geopolitici che influiscono direttamente sui costi di produzione. La guerra tra Russia e Ucraina ha scatenato un’ondata di aumento dei prezzi delle materie prime, tra cui il gasolio agricolo, che è passato da 0,80 euro a una fascia tra 1,10 e 1,20 euro al litro. Quest’aumento fa sentire il suo peso sui bilanci delle aziende agricole, costringendole a rivedere i propri prezzi al pubblico. Un esempio emblematico è quello di un commerciante sassarese e anche coltivatore diretto che ha fatto della produzione a chilometro zero la sua attività il quale da oltre 10 anni si dedica alla coltivazione di carciofi.
“Cinque anni fa, produrre un ettaro di carciofi mi costava circa 5.000 euro all’anno, comprendendo gasolio agricolo e fitofarmaci naturali per la protezione delle piante – racconta Marco -. Oggi, le spese sono salite a 7.000 euro. È impossibile non trasferire questi aumenti sui consumatori che fino a 3 anni fa pagavano i media 5,90“.
Il racconto mette in luce una realtà amara. Le spese per il gasolio non sono l’unico fattore: anche il costo dei fitofarmaci è aumentato, insieme ai materiali utilizzati per l’irrigazione e la fertilizzazione. La combinazione di tutti questi aumenti ha generato un circolo vizioso che incide direttamente sui prezzi al consumo. In aggiunta, la questione del riscaldamento agricolo per le coltivazioni fuori stagione complica ulteriormente il panorama. Gli ortaggi coltivati in serra necessitano, infatti, di sistemi di riscaldamento per favorire la crescita, un’attività che richiede un dispendio notevole di energia. A causa dell’aumento dei costi di energia elettrica, le serre sono diventate un lusso per i produttori, che si vedono obbligati a trasferire questi costi sui consumatori finali.
È chiaro che l’orientamento dei prezzi dei generi alimentari non è una semplice questione di mercato, ma è fortemente influenzato da un contesto economico in rapida evoluzione. Le aziende agricole devono affrontare sfide mai viste prima e, per garantire la sostenibilità delle proprie attività, devono necessariamente rivedere il costo dei propri prodotti.
Il mercato della verdura continua a sorprendere gli acquirenti con i prezzi che sembrano non voler allentare la presa. Nelle ultime settimane, i dati sui prezzi al chilo di vari ortaggi rivelano una situazione complessa, influenzata da fattori climatici e da dinamiche economiche globali.
Le melanzane, ad esempio, si assestano tra 2 e 2,50 euro al chilo, mostrando una certa stabilità rispetto ai picchi previsti. Tuttavia , per i pomodori datterini il prezzo è arrivato a toccare i 7,50 euro per le zucchine scure di alta qualità, la fascia di prezzo si alza sensibilmente, oscillando tra 2,50 e 3,20 euro al chilo. Questo aumento non passa inosservato e alimenta le preoccupazioni per le famiglie italiane, che si trovano a dover affrontare un budget sempre più ristretto.
Altra nota dolente arriva dal pomodoro a grappolo, i cui prezzi variano da 2,60 a 3 euro al chilo. Un alimento base nella dieta mediterranea, il pomodoro è sempre stato una scelta popolare, ma ora inizia a rivelarsi un lusso per molte famiglie. Se i prezzi di melanzane e zucchine mostrano tendenze variabili, i finocchi segnano un’impennata allarmante, con prezzi che toccano punte di 4 euro al chilo.
Le conseguenze di queste dinamiche si ripercuotono non solo sugli agricoltori ma anche su tutti i consumatori. “Abbiamo bisogno di un cambio di mentalità. Gli agricoltori non sono i nemici del portafoglio. Stiamo soltanto lottando per rimanere a galla in un mare di costi che aumentano ogni giorno”, fanno sapere i lavoratori. Un appello alla comprensione e alla responsabilità, affinché la qualità e la freschezza dei nostri alimenti non diventino un piacere riservato a pochi ma rimangano un diritto per tutti.
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