Frosinone. Rally, sponsor e maxi evasione. Giro di false fatture per 80 milioni

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Tre arresti ieri, sette a ottobre 2019. Nuovo capitolo dell’inchiesta Waterfall condotta dalla guardia di finanza di Frosinone partendo, questa volta, dal mondo delle sponsorizzazioni delle gare automobilistiche di rally in varie parti d’Italia.
Dopo l’inchiesta del 2019, per la quale l’altro giorno si è svolta un’udienza al tribunale di Frosinone, i finanzieri setacciando tra la mole di documentazione sequestrata hanno continuato a indagare e, così facendo, è nata la nuova operazione denominata “Cash waterfall”. Ieri, per eseguire le misure degli arresti domiciliari e i decreti di sequestro per 40 milioni di euro sono stati impegnati 200 finanzieri in forza a 40 diversi reparti dislocati sul territorio nazionale. Risultano coinvolte 181 persone e 417 società, in 14 regioni e 37 città.

Il gip di Frosinone ha accolto le misure richieste dalla procura nei confronti di Lorella Rinna e Vincenzo Massa di Castro dei Volsci e di Andrea Minchella, residente in provincia di Latina, la cui misura è stata eseguita dai finanzieri di Formia. Tutti e tre sono agli arresti domiciliari. Per loro il gip ha disposto anche l’interdizione dall’esercizio degli uffici direttivi nelle imprese per dodici mesi. Sono difesi dall’avvocato Marco Maietta. Massa e Minchella sono noti nel mondo delle competizioni sportive in quanto gareggiano come piloti nelle gare di rally. Per il resto, invece, il gip ha rigettato le altre richieste.
Nel complesso dell’indagine, la Finanza contesta l’emissione di fatture per operazioni inesistenti (da parte di società cartiere) per un ammontare di 80 milioni di euro con un’evasione dell’Iva per oltre 11 milioni di euro nonché i reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati fiscali, riciclaggio, autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni e bancarotta fraudolenta.

Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Frosinone sono partite dalla precedente inchiesta. Poi, però, si sono sviluppate diversamente a seguito dell’analisi della documentazione sequestrata all’epoca, ma anche di alcune intercettazioni che hanno permesso di aprire un nuovo capitolo. E focalizzarsi su altro. Anche i soggetti finiti al centro delle investigazioni sono diversi da quelli del 2019. Così le Fiamme gialle hanno iniziato a controllare contratti e fatture di società operanti nel settore delle sponsorizzazione dei rally. L’analisi della documentazione ha portato gli uomini del tenente colonnello Diego Morelli a concentrarsi su oltre mille conti correnti di 417 società e 181 persone. Secondo le accuse raccolte dalla procura di Frosinone, alla base di tutto c’era un accordo tra alcuni soggetti operanti nel Nord Italia, in particolare in Lombardia, e i ciociari. Veniva seguito un modus operandi ormai consolidato per impedire o ostacolare la tracciabilità dei flussi finanziari.

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Procedura celere

 

In base a quanto ricostruito dai finanzieri, società cartiere emettevano fatture per operazioni ritenute inesistenti in favore di soggetti economici reali e attivi in diverse parti d’Italia. Questi ultimi, in tal modo, riuscivano a ottenere il vantaggio non trascurabile di dedurre i costi e l’Iva. Una volta ricevute le fatture, le società con bonifico pagavano l’importo richiesto, in modo da far apparire formalmente regolare l’operazione. Tuttavia – hanno ricostruito il giro di fatture le Fiamme gialle – monitorando oltre 1.000 rapporti bancari in 150 istituti di credito sparsi per la Penisola – i bonifici provenienti dai soggetti del Nord Italia finivano sui conti correnti, bancari e postali, di persone residenti nella zona di Frosinone.

In una successiva fase il denaro veniva prelevato in contante da diversi sportelli bancomat ubicati in Ciociaria fino ad arrivare all’esatta cifra del bonifico. A quel punto, non prima di aver trattenuto una percentuale per il compenso, il denaro veniva restituito in contante a chi aveva effettuato il bonifico che, così, lo recuperava. Spulciano tra la documentazione sequestrata dalla Guardia di finanza, si è ipotizzato un giro di fatture per operazioni inesistenti da 80 milioni di euro e un’evasione dell’Iva per oltre 11 milioni di euro. Tra le province interessate dall’operazione oltre Frosinone, Rieti e Roma nel Lazio, Milano, Brescia, Como, Lecco, Lodi, Monza, Pavia, Sondrio e Varese in Lombardia, quindi dal Nord al Sud, Torino, Asti, Bolzano, Treviso, Vicenza, Bologna, Forlì, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Ancona, Pescara, Brindisi, Lecce, Palermo, Caltanissetta e ancora Nuoro, Sassari, Salerno, Firenze, Livorno, Lucca, Pisa e La Spezia.



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