La recente sentenza della Cassazione ha messo in luce un caso controverso riguardante un mutuo erogato nel 2005 dal Banco di Sicilia a Maria Concetta Rita Riina, nipote di Totò Riina, noto boss mafioso. La decisione della Corte ha confermato l’esclusione di Unicredit dai creditori ammessi a un risarcimento, evidenziando un difetto di buona fede nell’erogazione del credito. Questo articolo analizza i dettagli della vicenda, le motivazioni della sentenza e le implicazioni legali che ne derivano.
Il mutuo e la sua origine
Il 18 ottobre 2005, presso uno studio notarile di Mazara del Vallo, Maria Concetta Riina ha ottenuto un mutuo fondiario di 120 mila euro per l’acquisto di un appartamento. L’operazione è stata garantita da una fideiussione dei genitori, Gaetano e Antonietta Riina. È importante sottolineare che Gaetano Riina è il fratello di Totò Riina, il quale all’epoca era già detenuto per i suoi crimini. Il Banco di Sicilia, parte del gruppo Capitalia-Banca di Roma, ha erogato il mutuo senza apparentemente considerare il contesto familiare e le implicazioni legali legate al cognome Riina.
Nel 2007, il Banco di Sicilia è stato acquisito da Unicredit, e la questione del mutuo è emersa nuovamente quando lo Stato ha confiscato l’immobile di Mazara del Vallo, insieme ad altri beni di Gaetano Riina. La banca ha quindi tentato di recuperare il credito, ma la Cassazione ha respinto la sua richiesta, confermando la decisione del tribunale di Palermo che aveva già escluso Unicredit dai creditori ammessi a risarcimento.
La questione della buona fede
La sentenza della Cassazione ha messo in evidenza un “difetto di buona fede” da parte del Banco di Sicilia nell’erogazione del mutuo. Secondo il tribunale, la banca non ha tenuto conto del legame diretto tra Gaetano Riina e le attività illecite della mafia. Nonostante i legali di Unicredit sostenessero che la banca non avesse accesso a informazioni sulle misure di prevenzione che riguardavano Gaetano, il tribunale ha ritenuto che la connessione tra il mutuo e l’attività mafiosa fosse evidente.
La decisione ha suscitato interrogativi sulla necessità di portare la questione fino in Cassazione, considerando la delicatezza del caso e la notorietà della famiglia Riina. Fonti legali vicine a Unicredit hanno dichiarato che è prassi del gruppo difendere i propri crediti in ogni grado di giudizio, ma la situazione specifica ha sollevato dubbi sulla correttezza di tale approccio.
Le anomalie nel processo di concessione del mutuo
La Cassazione ha evidenziato diverse anomalie nel processo di concessione del mutuo. In particolare, è emerso che Gaetano Riina, pur essendo proprietario di un immobile, deteneva solo una quota del 20% di un bene dal valore di 10 mila euro. Inoltre, la moglie di Gaetano aveva presentato un contratto di locazione non registrato, il che ha sollevato ulteriori interrogativi sulla capacità della famiglia di sostenere il pagamento delle rate del mutuo.
La Corte ha anche notato una discrepanza tra l’importo del mutuo e quello dichiarato nell’atto notarile. Mentre il mutuo concesso era di 120 mila euro, l’importo riportato nel contratto era di 97 mila euro. Questa differenza ha alimentato i sospetti di un possibile utilizzo del mutuo per attività illecite, come il riciclaggio di denaro.
La sentenza finale e le conseguenze
La sentenza della Cassazione, pubblicata il 27 gennaio, ha confermato l’esclusione di Unicredit dai creditori ammessi a ripartire l’attivo patrimoniale di Gaetano Riina. La Corte ha sottolineato la “già accertata appartenenza di Gaetano Riina all’associazione mafiosa Cosa nostra” e il suo stretto legame di parentela con Totò Riina. La decisione ha avuto un impatto significativo, non solo per Unicredit, ma anche per il modo in cui le istituzioni finanziarie devono gestire i crediti legati a soggetti con precedenti mafiosi.
L’appartamento acquistato da Maria Concetta Riina è stato confiscato dallo Stato nel 2018, e Gaetano Riina, dopo essere stato arrestato nel 2011, è deceduto nel 2024. La vicenda ha sollevato interrogativi sulla responsabilità delle banche nella concessione di mutui e sull’importanza di una valutazione attenta e scrupolosa del merito creditizio, specialmente in contesti delicati come quello mafioso.
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