“Manifesto Live For All? Mai più eventi inaccessibili. Cambiare ora”

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Una quarantina di concerti, tra stadio e ippodromi di San Siro. La stagione milanese dei grandi concerti si avvicina e ripropone una questione non solo sociale, ma di vero e proprio modo in intendere la funzione collettiva dello spettacolo, dell’arte, della cultura: la piena accessibilità agli eventi. Da una serie di brutte esperienze personali, denunciate ai media, un anno fa è nato il manifesto Live For All, per iniziativa tra gli altri di Lisa Noja, già parlamentare, oggi consigliera regionale di Italia Viva in Lombardia.

Una ragazza affetta da disabilità denunciò l’incredibile percorso a ostacoli tra procedure e carenze strutturali nel poter partecipare al concerto milanese di Tylor Swift. Appassionati di lirica raccontarono alla stampa la costrizione umiliante in una specie di recinto all’Arena di Verona. Descrivendo un sistema di vera discriminazione. “La mancanza di accessibilità è certamente una discriminazione perché impedisce alle persone con disabilità di entrare negli spazi sia fisici che virtuali e di esercitare i propri diritti costituzionali. È proprio la Corte Costituzionale a dire che il diritto all’accessibilità non è solo un diritto in sé, ma è anche requisito per l’esercizio di tutti i diversi diritti – afferma Lisa Noja -. Purtroppo in molti casi non è vissuta così. Se l’accessibilità c’è, ce ne si compiace, sa manca nessuno ne fa oggetto di giudizio negativo, sul luogo, sugli organizzatori”.

Una petizione su Change.org, con la pubblicazione di un vero e proprio manifesto, ha riscosso in poco tempo decine di migliaia di adesioni.
Le rivendicazioni partono dalla difficoltà già nelle prenotazioni, laddove viene chiesto di poter acquistare i biglietti nelle stesse date e attraverso gli stessi canali riservati al resto del pubblico. Riguardo la logistica, viene chiesto che Il numero dei posti accessibili alle persone con disabilità sia il massimo possibile determinato da criteri percentuali univoci e che I posti garantiscano una visibilità e fruibilità piene.
“A Milano, in ambito istituzionale si è avviato da subito un dialogo costruttivo. – prosegue Noja -. Già alla presentazione del Manifesto avevano partecipato gli assessori comunali alla cultura e allo sport. Siamo consapevo dell’esistenza di complessità oggettive, ma c’è piena collaborazione. Per quanto riguarda l’ambito degli organizzatori, dei promoters, va fatto capire che il principio di consentire la piena accessibilità e fruibilità di un concerto può certamente avere un costo, ma l’affermazione dei diritti non è gratis: se ci si crede la si fa. Penso, poi, che per un’artista sapere che un suo fan non ha potuto godere dalla sua esibizione perché impedito, discriminato, dovrebbe essere percepito come una sconfitta. Nessuno pretende di modificare l’Arena di Verona, ma così come vi sono infinite tecnologie di allestimento di uno spettacolo, si possono trovare soluzioni affinché una persona con disabilità possa esercitare un suo diritto”.

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Nel manifesto non rivendicate solo spazi, ma anche condizioni. il rischio, infatti, è che venga soddisfatto in minimo requisito di accessibilità, ma poi non vi sia la vera fruibilità… “Questo è ad esempio uno dei punti critici del disegno di legge che è stato depositato e che noi riteniamo decisamente insoddisfacente. Prevedere dei posti per le persone con disabilità, non basta. È necessario anche assicurare che questi posti assicurino piena disponibilità dell’evento, non siano posti segreganti. Abbiamo elaborato una serie di emendamenti su vari punti: non c’è nessun riferimento all’accessibilità riferita alle persone con disabilità sensoriali, non c’è la previsione di un progetto comune tra accessibilità e piani di sicurezza, alla necessità che vengano realizzati in modo coordinato. C’è da cambiare un metodo. È faticoso, ma se si riconosce che si tratta di far valere un diritto fondamentale, non si può scendere a patti”.





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