Cagliari Lavorare e camminare insieme con la Chiesa e la società, col mondo della cultura, della scuola e soprattutto dell’università per dare ai giovani la speranza di un futuro migliore. È questo l’impegno che la Pontificia facoltà teologica ha realizzato nel corso del 2023-2024. Questa sarà la missione anche per il 98esimo anno accademico. Una missione impegnativa destinata a un target di oltre 3mila persone, tanti sono i cultori delle scienze teologiche in Sardegna, uno ogni 507 abitanti.
«Quanto abbiamo fatto fino a oggi e faremo – dice il preside e nuovo vescovo di Iglesias, Mario Farci – è frutto di una condivisione di progetti, di cammino e di lavoro. Vogliamo essere parte di questa Chiesa sinodale come una facoltà inserita in un contesto di relazioni, soprattutto con le università di Sassari e Cagliari nonché con l’associazionismo cattolico, per essere strumento di evangelizzazione e di promozione umana integrale nella nostra isola».
Dal 1927 al 1971 esclusivamente “fabbrica di preti” destinati alle parrocchie, poi la Pontificia si è aperta a tutti, donne comprese. Su 25 studenti iscritti al primo anno 54 anni fa, 11 erano donne. Oggi gli aspiranti sacerdoti sono poco meno della metà dei 115 che frequentano la sede centrale di Cagliari. Altri 220 giovani e adulti sono iscritti agli istituti di Scienze religiose, di cui 104 a Sassari/Tempio e 116 a Cagliari. Tra i cultori ci sono ovviamente gli insegnanti di religione: 217 hanno partecipato di recente al corso di aggiornamento organizzato in preparazione al concorso ordinario e straordinario bandito dal ministero della Pubblica istruzione. Oltre 1.500 persone seguono a distanza, iscritti al canale online su YouTube, nel quale sono stati proposti cicli di conferenze, interviste, lezioni e brevi corsi a tema biblico. Sempre sintonizzati sulla Facoltà 721 sacerdoti diocesani, 221 religiosi e 95 diaconi.
«Possiamo affermare – dice don Mario Farci – che in Sardegna c’è davvero grande richiesta di formazione teologica, alla quale la Chiesa sarda cerca di rispondere in modi diversi».
In questa frontiera delle “scienze di Dio” l’università cattolica sarda schiera un centinaio di docenti: 43 in Facoltà, 41 all’Issr di Cagliari di cui 17 in comune con la Facoltà, 31 nell’Issr di Sassari/Tempio-Ampurias Euromediterraneo, incaricati di insegnare una settantina di materie. Di queste, 16 dell’area delle scienze filosofiche, 5 di scienze umane e sociali, 14 d’argomento storico-artistico, 7 di scienze linguistiche e storico-letterarie, 13 scienze bibliche, 17 attinenti alla teologia e al diritto canonico. Tra i “prodotti” della Facoltà anche gli Annali “Theologica&Historica” giunti alla 32esima edizione e solo nel 2023 11 libri pubblicati da altrettanti docenti. Sembra una mobilitazione della cultura cattolica sarda per aiutare uomini e donne a superare un’emergenza, cioè la fine del cristianesimo automatico: in casa, a scuola, nella società, in parrocchia, nello sport, nella professione.
«Quello che sembrava un solido fondamento del nostro vivere altro non era – ha spiegato il sociologo Luca Diotallevi – che un fragile e temporaneo fondale ormai in corso di avanzato smantellamento. Se pensiamo che sia la Provvidenza a guidare la storia, non siamo autorizzati a escludere la possibilità che da questa crisi possa scaturire un bene, un tempo opportuno per la fede e per la Chiesa».
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