ROMA – Ci fu un patto corruttivo fra il 48enne coriglianese Andrea Zangaro (foto a sinistra), dipendente del Comune di Corigliano-Rossano con funzione di cancelliere nell’ufficio del Giudice di pace coriglianese (da tempo sospeso da parte del Comune), e l’avvocato coriglianese 54enne Carlo Cardile (a destra), già svolgente la funzione di giudice onorario nel Tribunale di Crotone. Zangaro corruttore e Cardile corrotto con 1.500 euro:
tutto finalizzato a truccare un’asta immobiliare giudiziaria in corso alla fine del 2018 nel Tribunale di Castrovillari, per la quale Cardile era il pubblico ufficiale delegato alla vendita da parte del giudice competente, e Zangaro “intermediario” per l’acquisto cui erano interessati dei suoi familiari che poi s’aggiudicarono il bene, un locale commerciale, alla cui asta aveva partecipato pure un imprenditore.
Turbativa d’asta e corruzione in atti giudiziari, dunque.
Per questi reati, i giudici della seconda sezione penale della suprema Corte di Cassazione in questi giorni hanno motivatamente confermato – in via definitiva – la sentenza che aveva inflitto al corruttore e al corrotto le rispettive condanne tanto in primo grado che in appello:
4 anni e quattro mesi di carcere a Zangaro e 4 anni e due mesi a Cardile.
Alla base vi sono intercettazioni telefoniche e telematiche effettuate dalla guardia di finanza delegata alle indagini da parte dei magistrati della Procura di Castrovillari.
Gli altri “colletti bianchi”
Si tratta di un troncone specifico del più ampio processo White collar, vale a dire i colletti bianchi di Corigliano-Rossano e non solo, finiti a processo per avere truccato per anni le aste giudiziarie nel Tribunale di Castrovillari.
L’ex cancelliere del giudice di pace a capo di un’associazione a delinquere: teneva in pugno numerosi professionisti
Per altri capi d’imputazione (una settantina) e per gli stessi reati, Zangaro aveva buscato pure la condanna a 4 anni e otto mesi di reclusione inflittagli assieme ad altre 6 persone anch’esse condannate dai giudici della Corte d’Appello di Catanzaro (Sette “colletti bianchi” condannati in appello), con la sentenza per Zangaro da tempo definitiva a seguito dell’ultimo “sigillo” della Cassazione:
«Dalle operazioni di intercettazione telefonica emergeva che Zangaro coordinava una rete di professionisti dedita non solo alla ricerca di potenziali partecipanti alle aste immobiliari, curandone le relative pratiche per la presentazione delle offerte, ma anche al raggiungimento di intese collusive con i concorrenti che venivano raggiunti grazie a notizie coperte da segreto d’ufficio di cui il gruppo disponeva.
Una vera e propria organizzazione finalizzata alla turbativa d’asta.
Nel corso delle intercettazioni tra presenti emergevano numerosi episodi di avvicinamento di professionisti delegati alle vendite oltre che di cancellieri addetti alle procedure esecutive da parte del sodalizio capeggiato da Zangaro.
In taluni casi emergeva che il sodalizio comprava il favore del delegato alla vendita, dando luogo così ad episodi di corruzione in atti giudiziari». direttore@altrepagine.it
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