Dalla Campania alla Sicilia passando per la Basilicata. Il meridione italiano unito nella crisi idrica. A livelli di gravità differenti, le tre regioni vivono momenti di difficoltà nell’erogazione e fruizione dell’acqua potabile. Dalla crisi climatica alla malagestione degli impianti, come raccontato tra queste colonne, a pesare maggiormente è la condizione fatiscente della rete di distribuzione. Il 35 per cento delle condutture ha un’età compresa tra i 31 e i 50 anni, un quadro che determina un elevato livello di dispersione: nella distribuzione per usi civili, la perdita media è del 40 per cento, con punte superiori al 50 nel Sud del Paese. Il vero tallone d’Achille nella gestione delle acque italiane. Ed è in quest’ottica che nel 2022, attraverso il Pnrr, era stato previsto un investimento di oltre 4,3 miliardi di euro, di cui 900 milioni di euro per la «riparazione, la digitalizzazione e il monitoraggio integrato delle reti idriche in modo da diminuire sostanzialmente le perdite di acqua».
L’obiettivo finale della misura è «la realizzazione di almeno 25.000 km di nuove reti per la distribuzione dell’acqua potabile e ridurre le perdite idriche soprattutto nel Mezzogiorno», attraverso una serie di bandi per l’aggiudicazione degli appalti pubblici. Nel settembre del 2023 è stata notificata l’assegnazione dei fondi, con i conseguenti interventi da realizzare entro il marzo del 2026.
Un’occasione importante, e forse unica, per poter mettere mano alle reti che in Irpinia stanno assetando sempre più comuni. Alla chiusura della graduatoria nello scorso ottobre, gli interventi ammessi a finanziamento nel Mezzogiorno sono 20, per un totale di 543 milioni di euro (il 28,6% del totale). Dei comuni della provincia di Avellino, nessuno. Per la Campania sono 4 i finanziamenti, tra Napoli, Salerno e Caserta. In un primo scorrimento ad avanzare delle richieste sono stati i Comuni di Bagnoli Irpino e di Avella, entrambi non ammessi. Il primo aveva presentato un progetto per 1,8 milioni di euro circa l’intervento per la riduzione della dispersione idrica; il secondo per 8,1 milioni di euro per un intervento di miglioramento del servizio idrico.
Intanto, la Regione si è accollata gli oneri per la gestione di questo periodo emergenziale e nella mattinata di lunedì 2 dicembre è previsto un tavolo a Palazzo Santa Lucia alla presenza del vicepresidente Fulvio Bonavitacola e di una folta rappresentanza dei sindaci irpini per fare il punto sulla situazione e sulle prossime mosse da mettere in campo.
I dati, però, restituiscono, ancora una volta, una grande occasione mancata, vista soprattutto la condizione economico-societaria dell’Alto Calore Servizi, gestore delle infrastrutture dall’Irpinia fino al Sannio che registra un passivo di oltre 300 milioni di euro. Si evince una visione meramente emergenziale da parte delle amministrazioni comunali della problematica che attanaglia la quasi totalità del territorio avellinese. Con l’avvento del nuovo anno la crisi dovrebbe dare tregua ai cittadini, ma come si affronterà la prossima stagione estiva? Ai posteri l’ardua sentenza.
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