L’olivicoltura italiana è in crisi. La produzione potrebbe fermarsi a 244mila tonnellate

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La crisi dell’olivicoltura italiana tra calo della produzione, svalutazione del prodotto e necessità di una rivoluzione nella filiera

L’Italia, da sempre sinonimo di olio extravergine d’oliva di qualità, sta affrontando una delle crisi più profonde della sua storia olivicola. Le previsioni per la campagna 2024-25 indicano una produzione di appena 244mila tonnellate, segnando un drastico calo che fa scivolare l’Italia al quinto posto nella classifica mondiale, dietro a Spagna, Turchia, Tunisia e Grecia. Un dato allarmante che evidenzia le sfide e le criticità che l’intera filiera olivicola italiana è chiamata a superare.

Un crollo storico nella classifica globale dell’olio d’oliva

Per decenni, l’Italia ha rappresentato l’eccellenza nell’olivicoltura mondiale, posizionandosi tra i principali produttori di olio extravergine d’oliva. Tuttavia, la situazione attuale racconta una storia diversa: un calo del 26% rispetto agli anni precedenti ha fatto precipitare l’Italia al quinto posto nella classifica mondiale, superata da paesi emergenti come Turchia e Tunisia, oltre che da Spagna e Grecia.

Questa drastica riduzione è il risultato di una combinazione di fattori:

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  • Siccità persistente che ha compromesso la resa delle coltivazioni.
  • Annate sfavorevoli dovute a condizioni climatiche estreme.
  • Criticità strutturali come la mancanza di innovazione e investimenti mirati nella filiera produttiva.

Questi numeri preoccupano non solo gli olivicoltori, ma anche l’intera filiera dell’olio d’oliva, minacciando il prestigio del Made in Italy sui mercati internazionali.

Valorizzazione del prodotto e prezzi sottocosto: un paradosso tutto italiano

Nonostante la qualità indiscussa dell’olio extravergine d’oliva italiano, la sua valorizzazione sul mercato resta un grande paradosso. Mentre la produzione diminuisce, l’olio d’oliva continua a essere venduto sottocosto soprattutto nei canali della grande distribuzione, danneggiando l’immagine del prodotto e penalizzando i produttori locali.

Secondo gli esperti di Assitol, l’olio extravergine d’oliva viene spesso utilizzato come prodotto civetta nei supermercati, venduto a prezzi inferiori al costo di produzione per attrarre i consumatori, ma svalutando il valore del Made in Italy.

Anche nel settore della ristorazione, l’olio d’oliva non riceve l’attenzione che merita:

  • Servito gratuitamente come condimento, viene percepito come un bene comune anziché un prodotto di eccellenza.
  • Prezzi troppo bassi nei menu dei ristoranti ne riducono il valore percepito, nonostante la qualità superiore.

Questo approccio rischia di banalizzare un prodotto simbolo della tradizione italiana, compromettendone il posizionamento nei mercati globali.

Le proposte per rilanciare l’olivicoltura italiana dalla crisi

Davanti a questa crisi senza precedenti, Confagricoltura e gli operatori della filiera chiedono un cambiamento radicale nelle politiche di settore.

  • Innovazione e ricerca: investimenti in nuove tecnologie per migliorare la produttività e affrontare le sfide climatiche.
  • Valorizzazione del prodotto: campagne di comunicazione mirate per educare i consumatori sul valore dell’olio extravergine d’oliva italiano.
  • Politiche di prezzo trasparenti: strategie per garantire prezzi equi lungo l’intera filiera, dal produttore al consumatore.
  • Sostegno istituzionale: interventi governativi per supportare i produttori locali e incentivare l’export sui mercati emergenti.

L’obiettivo è ripensare l’intera catena produttiva, adottando un approccio integrato e strategico per valorizzare ogni fase del processo: dalla coltivazione alla distribuzione.

Un futuro da riconquistare per l’olio extravergine d’oliva italiano

Il crollo della produzione italiana di olio d’oliva non è solo una questione di numeri, ma un campanello d’allarme per un settore che rischia di perdere il suo primato globale.

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  • La sfida per il futuro è rinnovare l’immagine dell’olio extravergine d’oliva come prodotto di eccellenza, puntando su qualità, tracciabilità e innovazione.
  • La valorizzazione del Made in Italy passa attraverso una gestione più coordinata dell’intera filiera, coinvolgendo produttori, istituzioni e operatori commerciali.

In un contesto globale in rapido cambiamento, l’Italia non può permettersi di restare indietro. Per recuperare il proprio ruolo di leader nell’olivicoltura mondiale, è necessario un impegno condiviso e un rinnovamento strategico che riporti l’olio extravergine d’oliva italiano al vertice della qualità e dell’innovazione.



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