La pioggia di soldi sulla Sicilia e il rischio di non riuscire a spendere 40 miliardi, da Strasburgo la corsa a ridurre i vincoli burocratici comunitari – BlogSicilia

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Non più una Europa “matrigna” ma vicina e solidale, che intervenga con proprie norme e aiuti nel settore del personale sanitario, insufficiente in tutto il vecchio continente, ma anche che permetta di usare i fondi Ue contro le calamità naturali, i cambiamenti climatici e non solo la transizione energetica. Il tutto con minori vincoli. L’obiettivo è quello di abbattere almeno il 30% della burocrazia comunitaria nel corso del 2025 e questo verrebbe incontro anche alla Sicilia che rischia troppo spesso di perdere fondi per vincoli non rispettati.

Sono solo alcune delle sfide europee che riguardano la Sicilia delle quali abbiamo con l’ex assessore alla sanità della Regione siciliana e oggi eurodeputato FdI Ruggero Razza.

Razza è stato ospite di Talk Sicilia al culmine della sessione plenaria di questo mese, nel corso di una trasmissione realizzata con il supporto della struttura video del Parlamento Europeo a Strasburgo

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Medici e concorsi

Carpo a Razza il tema del reperimento del personale sanitario che non basta a corprie le esigenze “È un grandissimo problema europeo. Il 29 gennaio di quest’anno l’Ocse ha diffuso la sua relazione annuale nella quale ha detto che nell’anno appena trascorso, il 2024, in Europa mancavano un milione e duecentomila medici, infermieri, ostetriche. Lo stesso rapporto ci dice due cose che ci devono fare molto riflettere per il presente e per il futuro: che questa cifra arriverà a 4 milioni di persone, 4 milioni di professionisti, tenuto conto di chi andrà in pensione. E soprattutto che chi oggi lavora fra i medici ha un’età media di 55 anni. Il 30% del numero totale dei medici è prossimo ad andare in pensione. Un numero che sale a oltre il 40% per il personale infermieristico. Questa grande crisi europea noi proviamo ad affrontarla e abbiamo provato a riempire di contenuti il dibattito mettendo alcune idee”.

La situazione in Sicilia

In Sicilia siamo in una situazione difficile e i casi di presunta malasanità degli ultimi mesi ce lo dimostrano. Come intervenire?

“Ma guardi posso dire che la Sicilia ha fatto tantissimo se penso agli anni in cui io ho avuto la responsabilità della sanità siciliana siamo arrivati a oltre 17.000 tra assunti nuovi e stabilizzazioni a tempo indeterminato. Ma contemporaneamente i nostri concittadini sanno che se si cerca un medico per il pronto soccorso, se si cercano alcune professionalità soprattutto per le aree interne, per gli ospedali delle aree interne, i concorsi vanno deserti. Allora serve formare un numero maggiore di professionisti. In Sicilia noi abbiamo portato a quattro, oggi sono cinque, le facoltà di medicina, ma ovviamente serve finanziare un maggior numero di corsi in medicina. Il governo nazionale sta lavorando e ha lavorato per abolire il test di ingresso. Però se dobbiamo immaginare i numeri che sono necessari all’Italia, alla Sicilia, si tratta almeno di raddoppiare la formazione”.

“Ci sono ovviamente tanti ragazzi che vorrebbero fare il percorso di studi nelle discipline mediche, ma si tratta di un corso annuo il cui costo varia dai dieci ai ventimila. L’intero percorso di studi supera i centomila euro ed è chiaro che per una famiglia diventa improponibile. Di questo ho parlato nel corso della plenaria del Parlamento. L’Europa può intervenire sul tema die costi della formazione così come può intervenire su un’altro grande tema: considerare la formazione dei medici, degli specialisti, degli infermieri, di tutti gli operatori sanitari, non più come un costo ma come un investimento. Questo cambia l’approccio in termini di bilanci pubblici. Se la consideri come un investimento, esattamente come noi chiediamo di fare, lo si può scorporare dal patto di stabilità svincolando risorse”.

Defiscalizzare il lavoro in sanità

L’altra proposta è quella di defiscalizzare il lavoro in sanità, tema nel quale il governo italiano è apripista. Molti professionisti vanno via perché ottengono compensi maggiori in altri Stati, sia dell’Unione europea che soprattutto fuori dall’Unione Europea. Il governo nazionale di recente ha defiscalizzato i turni per l’abbattimento delle liste d’attesa. La nostra proposta? Arrivare a una forma di defiscalizzazione europea che consenta di alzare mediamente anche il livello del salario dei medici, degli infermieri e di tutti gli operatori. Sono cose di buon senso come l’innovazione digitale, l’innovazione tecnologica che può dare una grande mano d’aiuto, il ricorso all’intelligenza artificiale”.

“Se noi pensiamo di poter raggiungere obiettivi senza il capitale umano, senza i professionisti, senza i medici, senza gli infermieri, ogni obiettivo diventa velleitario. E allora ogni sforzo, a mio giudizio, va concentrato sulla formazione di capitale umano”.

I fondi Europei contro emergenze e calamità

Cambiando argomento c’è il tema delle calamità naturali. Di recente l’europa ha sterzato su questo tema, consentendo l’uso di fondi comunitari in alcuni casi. In Sicilia c’è anche l’emergenza siccità

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“Ma guardi intanto sulla siccità c’è un grande lavoro che stanno facendo in sinergia il Governo nazionale e il Governo regionale. Mi piace ricordare che in emergenza dal Governo nazionale sono stati già due gli interventi e l’anticipazione di risorse alla Sicilia per un valore complessivo di decine di milioni di euro. E contemporaneamente il governo nazionale e il governo regionale stanno lavorando al piano messo in atto dal commissario Dell’Acqua, che punta a rafforzare la capacità e la potenzialità delle nostre dighe verso la raccolta delle acque”.

Non mi pare che sia sufficiente. C’è sicuramente un grande lavoro da fare anche nel medio e nel lungo termine perché ci sono dighe da rifare, acquedotti colabrodo e così via

“Facciamo un salto nel passato per poi provare a fare un salto nel futuro. Quando noi ci siamo insediati nel 2017, uno dei temi che abbiamo affrontato nei primi anni di governo è stata l’assenza di manutenzione e di collaudo di quasi tutte le dighe siciliane. Ovviamente il percorso di collaudo di verifica è un percorso che impegna alcuni anni, ma se non si è fatto qualcosa nei venti o trent’anni precedenti, non ci si può nemmeno lamentare che serva oggi del tempo per recuperare i molti decenni che sono stati perduti. E allora noi dobbiamo garantire due cose essenzialmente: che il piano di lavoro che è stato messo in campo possa essere realizzato secondo le scadenze e quindi arrivare ai dissalatori come è stato annunciato anche dal Presidente della Regione nei tempi che ci si è dati. Poi bisogna fare dei grandi interventi sulla Rete e bisogna fare in modo che non ci sia una perdita della rete superiore al 50% come accade oggi. Ci vorrà più tempo, è vero, ma bisogna cominciare e farle se non vogliamo trovarci, per l’ennesima volta, in un imbuto. Da un lato ci lamentiamo perché nel passato non si sono fatte delle cose, dall’altro ci lamentiamo perché ci vuole del tempo per farle”.

Soldi europei per ristorare le imprese

“Allora io direi: abbiamo uno strumento per ristorare le imprese che hanno subito danni, e ne hanno subito tantissimi, e questo può essere messo in campo subito. Abbiamo le risorse e la programmazione per fare gli interventi di medio e di lungo periodo e vanno fatti adesso. Oggi ci sono tutte le condizioni per sistemare le cose perché ci sono i fondi per ristorare le imprese e le famiglie e ci sono le risorse per realizzare le nuove infrastrutture. Da oggi non seguire il programma che è stato stabilito sarebbe gravemente colpevole”.

La Sicilia e i tanti fondi Ue che perde o rischia di perdere

Un ultimo argomento riguarda proprio l’uso delle risorse comunitarie in Sicilia. E’ una polemica costante ormai dalla fine degli anni 90 in poi. E di risorse la Sicilia ne ha perse tante

“Intanto mi lasci dire che noi abbiamo concluso i cicli di programmazione che hanno preceduto quello in corso spendendo tutte le risorse. Lo dico perché quando il Presidente della Regione di allora si insediò nel 2017, il FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale ndr), per esempio, aveva 7 milioni di euro di spesa certificata. L’azione del governo Musumeci prima e quella del governo Schifani dopo, ha fatto sì che la Sicilia non perdesse un solo euro della vecchia programmazione”.

“Qual è la situazione di oggi? La situazione di oggi è che abbiamo il piano nazionale di ripresa resilienza, i fondi della programmazione europea, i fondi di sviluppo e coesione nazionale, gli altri fondi recuperati dalla Regione dalla precedente programmazione. La somma di questi interventi arriva quasi a 40 miliardi di euro. Soldi che dovranno essere spesi in un tempo molto limitato. Questo porta ad alcuni problemi perché se voi pensate al nostro prodotto interno lordo che grazie a Dio cresce più di quello di tutte le altre regioni, proprio per questi investimenti che si stanno mettendo in atto, noi abbiamo un prodotto interno lordo di 93 miliardi di euro. Dobbiamo investirne 40 in pochissimi anni. È chiaro che potremmo andare incontro a un collo di bottiglia perché ci sono troppe risorse. Su questo lavoreremo in Europa. Questo è un tema europeo perché non dobbiamo puntare da subito al rinvio delle scadenze per spendere tutte le risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza, ma evidentemente va dato un maggiore supporto amministrativo alle stazioni appaltanti”.

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Ad esempio è ipotizzabile l’allentamento di alcuni vincoli europei?

“E’ uno degli obiettivi. La bussola della competitività dice che entro il 2025 devono essere ridotti del 30% i vincoli di burocrazia. Questo può spingere velocemente la spesa al 2025 e 2026. Devono essere anni di grande lavoro e devono vedere il massimo della sinergia possibile perché la nostra terra non perda risorse. Evitando anche questo balletto. Ho visto qualche giorno fa una polemica su cosa sia più importante se realizzare una grande infrastruttura come il Ponte xullo Stretto o altre grandi infrastrutture come gli ospedali o altro. Diciamo che siccome ci sono le risorse per fare tutto, diventa colpevole non farlo. Ora che ci sono le risorse io mi concentrerei, lo dico soprattutto a chi è all’opposizione del centrodestra, non tanto su battute o altro ma chiamerei tutti ai cronoprogrammi e chiederei a chi ha responsabilità di governo nazionale, regionale e locale di correre velocemente per non perdere le risorse. Non facciamo la gara su cosa è più importante fare; cerchiamo piuttosto di fare bene quello che possiamo”.

La video intervista integrale

 

 

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