Il 12 settembre 1919, un drappello di circa trecento soldati sotto la guida del poeta e attivista Gabriele D’Annunzio entra nella città portuale nord-adriatica di Fiume (Rijeka), con l’intento di annetterla all’Italia. L’occupazione durerà 16 mesi, lasciando una traccia sotterranea che ora viene riportata alla luce da Fiume o Morte! il film di Igor Bezinović, prodotto da Erica Barbiani e Lucia Candelpergher per Videomante, nelle sale italiane in collaborazione con Pordenone Docs Fest il 24, 25 e 26 febbraio. Vincitore del prestigioso Tiger Award al 54° International Film Festival Rotterdam (IFFR) e del Premio FIPRESCI assegnato dalla giuria della critica internazionale, è un documentario sui generis molto originale per linguaggio e costruzione narrativa ed estremamente interessante per quello che racconta.
“Realizzando questo film – spiega il regista – volevo conoscere meglio il passato della mia città natale, ma anche comprendere il suo stato attuale da una nuova prospettiva. Durante questo percorso, ho incontrato centinaia di concittadini che hanno voluto partecipare al film, sia davanti che dietro la macchina da presa. Ho conosciuto autisti, politici, netturbini, archivisti, portieri, cuochi, musicisti, professori, traduttori e camerieri, ognuno con idee su come avrebbe dovuto essere questo film. Ho anche dialogato con storici di vario tipo, da quelli che vedevano D’Annunzio come una versione più folle di Mussolini a quelli che lo consideravano il Che Guevara italiano. Oltre a incontrare nuove persone, ho letto migliaia di pagine su D’Annunzio a Fiume e, facendo ciò, non ho solo raccolto fatti, ma ho anche formato le mie idee politiche”.
D’Annunzio, tra le altre cose, è stato un vero pioniere della comunicazione e del marketing moderni, inventore di slogan e parole, e durante l’occupazione di Fiume si è preso la briga di documentare tutto: ci sono oltre 10.000 immagini che riprendono momenti pubblici e privati di quella pagina di Storia, dai comizi ai bagni al mare, dalla visita di Guglielmo Marconi a quella del maestro Arturo Toscanini. Queste immagini, insieme al found footage dell’epoca, sono la base su cui costruire, con la tecnica del reenactment, una rievocazione che vede come protagonisti gli attuali abitanti della città, che nelle prime sequenze del film scopriamo piuttosto sprovveduti e ignari dell’accaduto (specie le giovani generazioni).
Dalla grande entrata del Vate a bordo di un’auto decappottabile rossa, la cosiddetta “santa entrata”, quando arriva febbricitante con al seguito alcuni camion carichi di soldati, fino ai sanguinosi scontri sulle strade della città, passando per l’imposizione di norme stringenti che impongono la leva a tutti i giovani, limitano la libertà di stampa e vietano persino di festeggiare il Carnevale fiumano, la storia dell’occupazione è scandita dai quadri di una performance collettiva che recupera la memoria storica perduta e interroga l’identità multiculturale e multilinguistica della città adriatica. D’Annunzio è, di volta in volta, nel giudizio degli uni e degli altri, fascista, poeta, dandy, patriota, rivoluzionario, despota, malato di mente, donnaiolo (al suo fianco la giovane pianista veneziana Luisa Baccara, che poi lo accompagnerà negli ultimi anni a Gardone Riviera, nel Vittoriale degli Italiani dove un ictus lo stroncò nel ’38).
“In un saggio del 1960 – racconta ancora il regista e sceneggiatore – Pier Paolo Pasolini definì l’occupazione di Fiume da parte di D’Annunzio una ‘pagliacciata narcisistica’: D’Annunzio vedeva Fiume come un terreno di gioco personale, un luogo dove poteva sperimentare e mettere in pratica tutto ciò che gli veniva in mente. Con questo film ho voluto mantenere l’idea di D’Annunzio di Rijeka/Fiume come un terreno di gioco, ma questa volta sono i cittadini di Rijeka a giocare”.
Il film prende dunque le mosse dal casting per cercare l’interprete di D’Annunzio e degli arditi che lo hanno seguito, la donna che lo ospita nella cascina di Ronchi dei Legionari e il generale Pittaluga. Ogni scena viene ricostruita oggi ma a partire dai documenti storici, fotografie e di filmati d’epoca, disegni, discorsi pubblici di D’Annunzio e le lettere che scrive in quel periodo. Il commento e il racconto, affidato a più voci, è in dialetto fiumano – o fiumanski – ormai parlato da pochi.
Il film è stato sostenuto dal Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia e dalla Friuli Venezia Giulia Film Commission – PromoTurismoFVG. È stato prodotto da Restart, Croazia in co-produzione con Videomante e Nosorogi, Slovenia, con il supporto di Croatian Audiovisual Centre, Eurimages, Ministero della cultura – Direzione Generale Cinema e audiovisivo, Slovenian Film Center, Film studio Viba Film Ljubljana, Media Programme of the European Commission, Croatian television – HRT, Slovenian television – RTV SLO, RE-ACT Co-Development Funding Scheme, City of Rijeka, City of Zagreb, Friuli Venezia Giulia Film Commission, ANGOA – PROCIREP, Croatian Film Directors’ Guild, Veneto Film Commission (Fondo Location Scouting).
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