“Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”. Quante volte mi è venuto in mente questo proverbio pensando a quelle discussioni in cui ci si ostina a fermarsi alla superficialità, senza cogliere l’aspetto vero dell’argomento che si affronta. Certo, siamo in democrazia, ognuno può dire la sua, anche se una cosa è parlare in buonafede, magari sulla scorta delle poche e raffazzonate informazioni che si hanno, un’altra è farlo con il reale obiettivo di negare l’evidenza, di inquinare i pozzi, di criticare a prescindere, di spostare l’attenzione dal cuore della questione. Esemplare di questa logica distorta è il comportamento di certi esponenti della sinistra – specie quelli campani o del Sud – che, parlando del Ponte sullo Stretto, danno letteralmente i numeri oppure si esercitano in pelose considerazioni infarcite di affermazioni di “benaltrismo”: servirebbe ben altro, occorrerebbe fare molto altro e molto di più, eccetera, eccetera. La verità è che questi signori, più o meno consapevolmente, combattono una battaglia che non è solo contro un’opera dall’importanza strategica con pochi precedenti nel nostro Paese, ma soprattutto una battaglia contro il Meridione, il suo rilancio e la sua crescita. Infatti costoro si ostinano ad analizzare la vicenda come se il ponte avesse impatto esclusivamente sulle due regioni che andrà ad unire. Niente di più sbagliato e di più falso. I tre chilometri e trecento metri di “luce” – la sezione della struttura che intercorre tra le torri che poggiano sulla terraferma – non collegheranno soltanto la Calabria alla Sicilia, ma prima di tutto l’intero Sud al resto della Penisola, rappresentando al contempo un elemento essenziale del corridoio europeo Scandinavia-Mediterraneo. Ecco perché gli effetti positivi, in termini economici e sociali, innescati da un’opera di tali proporzioni – è il ponte con la “campata” più lunga al mondo – sono destinati a riflettersi sull’intero territorio nazionale e in particolar modo sul Mezzogiorno. Dati incontrovertibili – frutto degli studi che stanno scandendo ogni fase del progetto – certificano che, durante la sola fase cantieristica, l’opera farà realizzare 23,1 miliardi di euro di Pil, e creerà, in totale, 120mila nuovi posti di lavoro. Insomma, per ogni euro speso se ne genererà 1,2, con un extragettito di oltre 10 miliardi complessivi! Altro che le fake news dispensate a sinistra, come ha fatto la Schlein che, in piena campagna per le scorse elezioni europee, sosteneva di aver impiegato 20 minuti per traversare in traghetto lo Stretto. Da intellettuale che ha speso tante energie per restituire dignità al Sud nella consapevolezza dei tanti danni arrecati al Nostro Posto da luoghi comuni, approssimazione, mediocrità e assenza di visione, trovo vergognoso che si faccia finta di non comprendere il duplice obiettivo che coglieremo con questa straordinaria opera: da un lato, il potenziamento delle infrastrutture e della logistica, in sinergia con le altre vie della comunicazione, per superare uno dei principali gap storici che scontano da sempre le nostre imprese; dall’altro, innestare un potente volano per l’economia, grazie alle imponenti risorse economiche necessarie per realizzare il ponte. L’azione messa in campo dal Governo e dal Mit guidato dal ministro e vicepremier Matteo Salvini, insomma, è la dimostrazione plastica dell’attenzione straordinaria per il Sud, che, dopo decenni di immobilismo, ritorna protagonista e motore economico dell’Italia. Un’azione che oltretutto rilancia direttamente pure la Campania, e Napoli che vanta uno dei principali scali marittimi del Mediterraneo, immettendola a pieno titolo nel sistema degli interventi strutturali e infrastrutturali. Il ponte dunque è esattamente l’opposto di una cattedrale nel deserto, ma rappresenta il più evidente e rivoluzionario dei tanti, importanti, passi che questo Esecutivo sta compiendo per collegare efficacemente tra loro, tutte le aree del Paese, senza escluderne nessuna. Esattamente come la nuova linea Av/Ac NapoliBari che, dopo decenni di indifferenza e immobilismo, si appresta finalmente a diventare realtà e che avrà un valore aggiunto di 4,4 miliardi di euro e un impatto occupazionale di ben 62mila addetti. O, come accade ancora una volta sotto il versante del potenziamento del sistema dei collegamenti, con l’intervento che unirà il porto di Napoli – grazie al cantiere del Pnrr – alla rete ferroviaria nazionale. Anche qui siamo di fronte ad un progetto che era stato da sempre inutilmente invocato dal nostro tessuto produttivo per modernizzare e ampliare la velocità del trasporto delle merci dell’intero Mezzogiorno direttamente dal porto partenopeo, quale necessario strumento per assicurare i collegamenti da “ultimo miglio”. Dunque, è finalmente giunta una nuova stagione: quella dei fatti, del lavoro silenzioso da contrapporre alle parole vuote e ai “no” a prescindere, come quelli che sono idealmente rappresentati dalla sterile opposizione al Ponte sullo Stretto. Ecco perché, per ribadire quanto questa opera sia una fondamentale opportunità anche per lo sviluppo della Campania e del Mezzogiorno, abbiamo organizzato un incontro pubblico che si terrà venerdì pomeriggio (ore 15:00) nella sala Caduti Nassiriya del Consiglio regionale della Campania: “Oltre lo Stretto”, a cui parteciperò insieme a Costanzo Jannotti Pecci (presidente dell’Unione Industriali Napoli), Giovanni Castellaneta (segretario generale Iniziativa Adriatico Ionica – senior advisor Grimaldi Alliance), Giacomo Saccomanno (Cda Ponte sullo Stretto) e Dario Lo Bosco (presidente Rfi). Andremo, appunto, oltre lo Stretto di Messina, oltre quel singolo braccio di mare, per far comprendere l’importanza strategica di un’opera che proietterà il Paese verso un futuro di benessere e progresso, come dovrebbe sempre fare la buona e sana politica.
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